Giulia Impache IN:titolo
2025 - Costello`s Records / Artist First
Nei dieci brani si nuota in suoni liquidi o eterei e la giovane artista spazia da orchestrazioni fantasiose e ammalianti con ritmi lontanamente più pop fino ad alchimie sonore che ricordano il canto polifonico e il fascino misterioso e ancestrale della musica antica, rivisitata con gorgoglii elettronici; ancora nel disco si va da momenti cinematici a progressioni armoniche e drum machine, da un trip-hop oscuro e ipnotico a sonorità siderali in contrasto con voci calde, da ritmi nervosi e febbrili a echi world straniati tra vocalizzi e uno sperimentalismo sofisticato e ammaliante, che incarna il caos in cui perdersi e ritrovarsi.
Nelle tracce, interamente composte da Impache, con la produzione di Jacopo Acquafresca e Andrea Marazzi, rari sprazzi vagamente melodici si innestano su sperimentazioni anche estreme e labirintiche.
I testi, in inglese e in italiano, restano spesso volutamente abbozzati e sospesi, come schizzi imprecisi della difficile ricerca di un’identità e di una vita autentica, a cui in qualche modo allude pure il velo delicato della copertina, una foto dell’amica fotografa Luce Berta, adattata da Cecilia Rolfo, graphic designer torinese: gli altri riescono a sollevare quel velo e ad accedere all’essenza dell’altra persona? Riescono a vedere, ad andare oltre le apparenze? Quale realtà si cela dietro il mistero dell’esistenza, quale consistenza, quale spazio abita la creatura che canta queste canzoni? La terra, lo spazio, le acque? Nei testi ombre e lacrime che inumidiscono la terra o bagnano fuochi che divampano dentro, danze e lingue mute, solitudine e ricordi, “occhi bui” e “foschi giorni”, tempeste e speranze, l’ "elaborazione personale della rabbia e del dolore di fronte all’ingiustizia", la brevità della vita e luoghi che non esistono.
Un disco prezioso, di ricerca e sperimentazione, un esordio cesellato nella bellezza algida dell’elettronica e in quella avvolgente di interpretazioni suadenti. Da ascoltare.