Gianni Lenoci Gianni Mimmo Reciprocal Uncles
2010 - Amirani Records
Siamo nel campo dell’improvvisazione più ardita, anche se le arditezze sono sempre contrappuntate da momenti di alto lirismo poetico che, seppur assolutamente ancorate a melodie mai ortodosse, ne smorzano le molte asperità. Il tiro del disco è altissimo. L’inseguirsi dei piani sonori è sempre attento alle dinamiche con una predilezione per suoni decisi che però evitano accuratamente di trasformarsi in inutili ricerche di magma sonoro preferendo un intenso ricorrersi strumentale tra sgocciolii di note attenti e intensi. Ecco! I due sembrano non aver paura mai del silenzio e degli spazi tra le note!
Molto jazz ma soprattutto molta musica contemporanea nelle dita dei due che hanno registrato il disco nel calore rassicurante di un maggio barese che s’intravvede nella filigrana di un disco che appare matematicamente ragionato anche nei momenti più intensi. Il sax soprano di Mimmo si esprime in colori strumentali che molto devono a Steve Lacy senza che questa ispirazione diventi mai un fardello pesante. Anzi, la sua voce strumentale è sempre personale e felice. Del pianismo prezioso, infarcito allo stesso modo di jazz e contemporaneità, di Lenoci non possiamo che apprezzare l’attenzione estrema per il dettaglio sonoro come per la struttura più ampia. Ma, come sempre nei duo, è l’interplay la caratteristica che fa la differenza e che viene esaltata. Nei progetti in duo la libertà si fa così grande da rischiare di perdercisi dentro se non si è ancorati ad un’attenzione estrema e da un altrettanto estremo ascolto. In questo disco, di caratura assolutamente internazionale, tutto questo c’è in abbondanza.
Certo questo Reciprocal Uncles rimane un disco non facilissimo da ascoltare, soprattutto nelle due lunghe One Or More e What The Truth Is Made For, ma riserva almeno altrettanti minuti di grande ed intensa musica di confine tra jazz (presente sullo sfondo), improvvisazione e contemporanea. Insomma un disco di derive sonore, lungo i bordi sfilacciati ma coscienti di quella che è stata la musica più marginale del novecento e che si ripresenta ancora in gran forma in questo 2011. Ancora da segnalare la bellezza straniante del plastico in copertina e la simpatica foto interna del Cd.