Gianluca Figliola Yellow
2016 - Philology Records / IRD
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Yellow, che esce per l’importante casa discografica jazz Philology Records, non è un titolo casuale, fin dalle prime note il disco sembra di alto livello, solare, luminoso, contiene sei brani originali e una versione del classico di Duke Ellington In A Sentimental Mood che vede Gianluca Figliola onorare con un pregevole e sensibile solo di chitarra (l’unico del disco).
Con nobili rimandi ai classici jazz (alla sei corde di Grant Green o all’organo di Jimmy Smith), l’iniziale You Would percorre fluenti sentieri hard-bop, ritmi sincopati e slanci di improvvisazione che trasudano energia, ma anche inaspettata atmosferica saggezza compositiva. In F. A. il quartetto addolcisce i toni, si veste di eleganza, l’Hammond e il piano si intrecciano continuamente sfumando nell’assolo di chitarra che regala vibrazioni emozionali, jazz dinamico e creativo, fino al quasi incantatorio finale.
Di contro Burak è un’odissea be-bop costruita su ritmi più vivaci e sostenuti, Figliola, Corradi, Lussu si susseguono con immutata vitalità in stimolanti assoli, mentre The Freedom Suite, che sembra possedere la grazia metafisica di Kenny Burrell, regala estatici momenti d’atmosfera con suggestive coordinate blues, una serie di improvvisazioni baciate da tecnica certosina e afflato di bellezza. Pezzo magistrale, forse la cosa migliore di Yellow.
La produzione del disco è ottimale, ogni strumento è valorizzato e la chitarra jazz di Gianluca Figliola ne esce evidenziata per bellezza interpretativa e creativa intuizione.
Tra i brani migliori, Posta In Gioco aumenta lo swing, si mantiene costante nei toni ma non nei colori utilizzati, di rilievo il lavoro di Marco Valeri alla batteria che alimenta le improvvisazioni con intriganti controtempi e colorata vivacità; la finale Gianfi sembra proseguire le precedenti cadenze ritmiche, ancora brioso be-bop, scorrevole e continuo come il suono battente di una fittissima pioggia primaverile coperta da nuvole argentate e squarci di cielo blue cobalto.
Gianluca Figliola dà l’ennesima prova del suo valore, con ottime composizioni e una personale sensibilità che la sua chitarra sa riassumere ed esprimere appieno grazie ad un innato genuino talento. Inoltre, pregio non comune, è impossibile ascoltare questo disco e non pensare a stelle passate del guitar jazz che abbiamo tanto amato come Kenny Burrell, Wes Montgomery o Grant Green.
In conclusione, se per Gianluca Figliola e il suo quartetto c’è la convinzione di rappresentare già una certezza del jazz italiano ma non solo, Yellow, con il suo jazz impeccabile e ispirato, sembra già un punto d’arrivo e il passaporto ideale per un futuro ancor più raggiante.