Germanotta Youth The harvesting of souls
2011 - Wallace Records
Massimo Pupillo in questo decennio e mezzo si è diviso tra Zu, Dimension X, Lovely Savalas, e collaborazioni con Carla Bozulich, Original Silence, Peter Brotzmann (sono solo alcuni nomi) consolidando la propria personalità di musicista versatile e originale e presentandosi in questo progetto al basso accanto a Andrea Basili (Kailash) alla batteria e Fabio ‘Reeks’ Recchia (Nohaybandatrio, Ardecore, 7000 Oaks, B For Bang, DooMooD) a synth, campionamenti e produzione.
Se il nome della band richiama alla memoria lo split realizzato dai Sonic Youth assieme a Mike Watt dei Minutemen nel lontano 1988, la musica proposta dal trio, su questo The harvesting of souls è già stata ampiamente rodata dal vivo sui palchi di tutta Italia in un breve tour tenutosi lo scorso dicembre. Discorso musicale fatto di atmosfere sature, suoni cupi e ipercompressi, la cui impronta è data entro due coordinate stilistiche di fondo: il techno industrial (per la grana e la compressione del suono) e il grindcore (per la velocità di esecuzione e per le derive paraambient).
Queste sono le condizioni, dettate a partire dall’intro di Neuropolis e da Ravenous black hole, che si premurano di fornirci dettagli su velocità e compattezza. Un medesimo riff coinvolge la fisarmonica spettrale e farcita da field recordings di Indie rock, fuck off e la sorda massa sonora della title track, che si sfilaccia finalmente in detriti, drones minimali e rasoiate di basso.
Discorso di veloci alternanze tra insistenza post punk e metalliche e macerazioni rumoriste che viene portato fino alle estreme conseguenze, con variazioni di densità, in Neuro psyonic activity e Colony collaps disorder, mentre Blackfriars bridge (fatta di drones elettronici, e accenni di ritmi minimali) fa da cupa camera di decompressione.
Pupillo lascia quindi il progetto Zu nel momento di maggiore espansione del discorso sonoro della band in un brutal math massimalista per ripartire quasi dal suo opposto, un progetto slapstick che alla raffinatezza delle dinamiche preferisce una musica più diretta, cruda, cupa, ossessiva.
Draconian measures è l’apice del disco, un crescendo di assalti sonori di quasi sette minuti che preferisce alle dinamiche di tensione e rilascio la compattezza, e che rappresenta una via mediana tra i progetti più strutturati, quelli che declinano la forma in progressioni e tensioni geometriche, e l’articolazione delle masse sonore pure. In chiusura, un aggancio a quella Maledetto XIV offerta da Zu alla compilation Il paese è reale: A closer look into the mind and soul of Pope Benedict XVI sono quasi quattro minuti di oscurità industriale.