George Cables The George Cables Songbook
2017 - HighNote
#George Cables#Jazz Blues Black#Jazz #Jazz #Essiet Essiet #Sarah Elisabeth Charles #Victor Lewis #Vocal Jazz
Le fondamenta del progetto The George Cables Songbook sono costituite dal trio comprendente George Cables (piano), Essiet Essiet (contrabbasso) e Victor Lewis alla batteria. Si aggiungono diversi contributi della cantante di colore del Massachusetts Sarah Elisabeth Charles, del rinomato sassofonista/flautista Craig Handy e del percussionista Steven Kroon. Il suo nuovo album mostra ancora una volta il suo innato talento di musicista ma in questo caso quello compositivo, forse meno conosciuto, è altrettanto rilevante.
George Cables suona il piano in modo davvero personale, generalmente le sue note hanno una densità emotiva non comune, sono davvero forti, colpite, dominate da una matrice “percussiva” probabilmente ereditata dalla tradizione black. Se poi si aggiunge la sua raffinatezza espressiva, sinuosa e mai sopra le righe, lontano anni luce dal sensazionalismo tecnico, possiamo intuire la statura reale di questo importante artista/musicista. In questo aspetto l’apertura di Traveling Lady è spiazzante per la bellezza che riesce ad emanare (con il pezzo finale la cosa migliore del disco), abbinando sapientemente tango, melodia classica e improvvisazione, difficile partire in modo migliore. La successiva jazz slow ballad Aka Reggie non cede in qualità, ci catapulta in un’oasi di raffinata sensualità e sensibilità, classic mood per ascolti notturni, magari a lume di candela. Il vocal jazz, qui rappresentato in metà dei pezzi e composto con il contributo di Sarah Elisabeth Charles, emerge nel terzo brano con la vaporosa alchimia di The Dark The Light, con la briosa For Honey Lulu, nella swingante, luminosa, sincopata Face The Consequences e negli aromi latineggianti che inebriano la magnifica elegia conclusiva di Suite for Sweet Rita. Quest’ultimi brani particolarmente attraenti proprio per la brillante coloritura vocale della cantante di Springfield, per certi versi abbastanza vicina ai toni espressivi di Dee Dee Bridgewater.
Il resto ha ancora buoni momenti nella vitale Think on Me (con Janice Jarrett) e nella torrenziale Baby Steps.
Può darsi, The George Cables Songbook non offre essenzialmente nulla di nuovo ma ci offre nel migliore dei modi quello che conosciamo già. Per diversi aspetti può sembrare un disco jazz anni sessanta però le nuove composizioni, la rinnovata ispirazione e una personalità musicale consolidata dettata da un pianismo palpitante (oltre ad una godibilità d’ascolto che rimanda ai grandi classici di genere e al vocal jazz di primo livello), ne fanno un capitolo a sé stante, di riconoscibile qualità e identità. Inoltre, ascoltato interamente anche una sola volta, quasi certamente finirà nel carrello della spesa di ogni buon appassionato jazz, ma non solo.