Gaspare Di Lieto A Journey Into Poetry
2024 - NOTAMI
Che il connubio tra le due forme d’arte abbia dato in passato conferme della propria fertilità è fatto noto; un esempio per tutti è LeRoy Jones, che offrì numerose pagine di intensa sinergia profondamente radicata nella cultura afro-americana.
Nel solco di questa attitudine Gaspare, accompagnato da Alfonso Deidda (sax soprano), Giuseppe Plaitano (sax tenore), Aldo Vigorito (basso), Tommaso Scannapicco (basso) e Gaetano Fasano (batteria), dà vita a una sessione con artisti quali Sonia Sanchez, vera e propria avanguardista nella letteratura delle donne di colore, Amina Baraka, scrittrice militante soprattutto nei temi riguardanti l’oppressione delle minoranze nere, Genny Lim, poetessa cinese-inuit americana e Amiri Baraka, forse più noto con il già ricordato nome di LeRoy Jones, celebre poeta militante convertitosi all’Islam e poi al marxismo.
Il disco risulta emozionante per più motivi.
Il primo è la radice decisamente afro-americana che si manifesta soprattutto nelle recitazioni; non si tratta di parti cantate bensì di letture di testi decisamente orientati alla black-culture, sostenuta perfettamente dall’interpretazione musicale che gli strumentisti offrono. Esempi chiarissimi sono The McVouty Bible, sviluppato sulla musica di John Coltrane del periodo di Africa, Being Colored, passaggio fondato sul blues e Poem for Some Women, con una base esaltata da un piano e da un lavoro dell’archetto del basso che riportano a un certo camerismo radicale.
Il secondo è la perfetta simbiosi ritmica tra le parti suonate e quelle “parlate”, in modo particolare tra piano / basso e voci. La dimensione melodica e armonica, pur risultando chiara a un ascolto più attento, non è quella che risalta subito. Ne è testimonianza For Sweet Honey in the Rock, dove Sanchez e Di Lieto colpiscono immediatamente, salvo poi apprezzare anche gli interventi delle ance a ricamo tutt’altro che scontato della trama.
Il terzo è l’energia comunicativa che da sempre ha caratterizzato una certa poesia black a sostegno della causa della propria gente. In Praise of the American Working Class ne è una prova; recitata sulla partitura dell’Internazionale, travalica il senso trasversale rispetto alla questione razziale conservando una radice afro, sia nella timbrica sia nella forza delle declamazioni, oltre che nell’arrangiamento blues offerto da Di Lieto.
Un lavoro decisamente attraente che conferma la stabilità di certi valori nonostante il trascorrere del tempo. Ci sarebbe stato benissimo negli anni ’70, ma, realizzato nel 2005, anche oggi non perde un grammo del proprio peso specifico. Del tutto anti-retorico, spontaneo e attualissimo.