FunSlowRide<small></small>
Jazz Blues Black • Soul • Pop

Funslowride FunSlowRide

2016 - SAM Productions - Distr. EGEA

30/05/2016 di Vittorio Formenti

#Funslowride#Jazz Blues Black#Soul

I FunSlowRide sono un collettivo di “Music Travellers” composto da musicisti di una certa fama dediti, in questa iniziativa, a promuovere momenti di condivisione  attraverso la musica. In modo particolare il lavoro in questione si sofferma sulla responsabilità verso le generazioni future, verso i bambini e il mondo che si consegnerà loro; l'UNICEF é stata, per alcuni versi, la destinataria di questo lavoro come si dirà brevemente di seguito.
Produttore e anima di tutto ciò è GeGé Telesforo, artista pugliese attivo sia come compositore che come vocalist in un ambito che trova radici nel jazz e nella fusion vissuti con spirito da crooner scat.
La sua idea è stata quella di aggregare artisti della nuova generazione e di provenienza ragionevolmente omogenea, con radice tra il pop, il soul e il soft jazz per manifestare una visione e un auspicio a supporto di una testimonianza.

Ben Sidran, presente anche come coordinatore della produzione e come “filosofo” del programma, Alan Hampton, Sachal Vasadani, Joanna  Teters sono solo alcuni dei nomi di rilievo che si alternano nei pezzi chiamati a dare contributi soprattutto nelle parti vocali.

Il lavoro in questione è stato via via presentato con l’uscita di tre singoli: I Shot the Sheriff, Let the Children e Next. Questi brani risultano in effetti utilizzabili per esemplificare le caratteristiche principali del disco, rappresentate principalmente concezione estetica di sound che in GeGé privilegia le basse dinamiche, i ritmi soft, i vocalismi delicati e i registri medi a favore di una comunicazione soffusa, più orientata alle sfumature a pastello che alle tinte forti.

Nel brano di Marley la spinta sanguigna reggae è attenuata e l’anima afro viene riproposta, con verve un po’ patinata in realtà, dall’interpretazione di Moses Patrous sostenuto da back vocalist certamente adeguati, da percussioni simboliche e da un riff ritmico di basso in realtà un po’ troppo pop. L’arrangiamento è curato e nulla appare lasciato al caso: la frase tematica nel break è sempre affidata al sax di Alfonso Deidda (prova pregevole la sua per equilibrio e raffinatezza), il basso ha il suo riff, le percussioni battono delicatamente in contrappunto, le voci sono rigorosamente leggere e in falsetto e così via. Ogni cosa a suo posto e un posto per ogni cosa.

Il paradigma di arrangiamenti curati, estetica soft  tentativamente di classe e predominio dei registri medi (conseguenza del peso delle parti vocali) è applicabile all’aspetto musicale anche degli altri pezzi; questo genera una prima impressione di monotonia che si supera prestando attenzione ai particolari e al canto.

In Let the Children lo spoken di Sidan, uno che renderebbe anche se leggesse l’elenco telefonico, conferisce una tinta forte a un pezzo simbolo del lavoro con i suoi testi da testimonial UNICEF; è solo grazie a Ben che si evita il rischio di una certa retorica e zuccherinità.

In Next invece il risultato è decisamente più attraente, tanto che il pezzo è stato usato anche in un bel video di Limosani (sempre per l’UNICEF). Anche qui la tematica è imperniata sui bambini ma la forza evocativa del piano ha una sua intensità probabilmente conseguenza del fatto che il pezzo è stato dedicato da GeGé a sua figlia e si sa, certe empatie sono decisive; qui più che l’arrangiamento emerge una essenzialità strutturale a beneficio dei cicli vitali da rinnovare (….let’s fall in love again….dice una frase del ritornello).

In realtà anche altri momenti del lavoro possono essere segnalati come per esempio Say No, pezzo articolato in tre momenti : Intro – Brano vero e proprio – Outro. Qui spicca l’interpretazione vocale di Vasadani, forse la più moderna del parterre con quel suo timbro quasi androgino e la sua certa tensione con la base del piano; per questo motivo i momenti migliori sono quelli in duo, dove l’esprit della ballata concede qualche variazione in impro leggera. Un brano “vivo” il cui titolo riporta il diritto / dovere di dire NO davanti a certe cose della vita.

Quindi anche i testi assumono una certa importanza ma più didascalica che artistica; sono viatici di messaggi e di considerazioni più che di immagini e di poetica e, detto francamente, in più di un punto peccano di ingenuità o di scontatezza; la lettura del libretto, se effettuata senza musica e canto, lascia qualche perplessità.

In definitiva, iniziativa interessante per sobrietà, equilibrio e anche una certa raffinatezza degli arrangiamenti, adatta agli amanti delle atmosfere dolci e leggermente swingate o anche dai fan del canto pop soul moderno; la sconsigliamo invece a chi cerca impro continua, dinamiche forti e funambolismi armonici. Il motto "Contemporary Old School" usato da qualcuno per sintetizzare lo spirito d'insieme é, ad avviso di chi scrive, felicemente utilizzabile come chiosa finale.

Track List

  • The Green Doctor
  • Let the Children
  • Next
  • I Shot the Sheriff
  • Say No intro
  • Say No
  • Who Am I?
  • The Great C.T.
  • Say No outro
  • Next (radio edit)