Francobeat Radici
2014 - Brutture moderne / Audioglobe
#Francobeat#Italiana#Alternative #Electro #Indie-pop #Songwriting #Elettronica
Le Radici è anche e soprattutto il nome della residenza per disabili mentali di San Savino (Riccione) nella quale il disco è nato. I testi dolci e stralunati sono infatti opera degli ospiti della struttura, a cui Franco ha donato le note. Viene quasi da pensare al film Si può fare (2008) eppure non è un film, è tutto vero e non c’è ombra di tragedia.
Proprio la varietà di spunti rende il disco musicalmente eterogeneo ma non pasticciato. È un’opera corale in cui ognuno ha il suo assolo.
Uno dei momenti più alti è Io ero bellissima,con Giacomo Toni e Santo Barbaro, storia della “figlia della fata”, che vola leggera sul suo declino ma non dimentica di affermare la propria bontà, tra note tenerissime di piano ed intreccio di voci dall’effetto vintage.
In E’ bella la pioggia si esprime quanto si è fortunati ad avere un tetto sulla testa rispetto a chi non lo ha: “quando possiamo un pensiero e un a coperta dobbiamo regalare”. Che il tetto sia la residenza non importa. Una inconsapevole lezione di generosità che dovremmo ricordare , tra note che sembrano tintinnare tra le pozzanghere.
Pillole regala un ritratto dell’umanità che c’è dietro chi quelle “pillole magiche” “è costretto a prenderle” tra accordi di chitarra tesi e veloci come un respiro.
Carmencita nella sua milanesità fa quasi pensare ad Enzo Jannacci ed è un ballo sbilenco che esalta un amore grande.
Che cambino le cose, con Sacri Cuori e John De Leo lena ed avvolgente chiude degnamente questo piccolo cerchio magico in cui si ride e si piange.
Francobeat ha l’indubbio merito di elaborare in modo delicato e non banale i testi ricevuti. Ma, e non si offenda (e sono sicura che non lo farà), una bella fetta di merito nella riuscita di questo piccolo fiore è degli ospiti della residenza Le Radici. Al loro sguardo diverso dal nostro e non di rado più profondo, alla loro gioia nel far parte di un progetto deve andare un nostro sincero “Grazie”.