Indian Summer<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz • Contemporaneo

Francesco Venerucci Indian Summer

2024 - Alfa Music

25/12/2024 di Vittorio Formenti

#Francesco Venerucci#Jazz Blues Black#Jazz

Disco dalle numerose qualità questo Indian Summer: raffinatezza, chiarezza, compattezza e ricchezza di riferimenti possono, in forzata sintesi, sottolinearne le caratteristiche e il valore aggiunto che ne fanno un’opera in grado di risvegliare l’interesse da parte di un ampio pubblico. Questo non certo per malizia commerciale, elemento del tutto assente nel lavoro, ma per la caleidoscopica estetica espressa, che va dalla classica al jazz, dalla cinematica al popolare, il tutto cementato da un approccio culturale convincente.

Francesco Venerucci (piano, tastiere) è artista di profonda formazione accademica ed altrettanta esperienza nelle espressioni della musica improvvisata e della melodia mediterranea, ingredienti presenti nelle composizioni tutte di suo pugno.
Javier Girotto (sax soprano, baritono e flauti), argentino di origine, ma dal curriculum profondamente internazionale, assai radicato con la realtà del nostro Paese, esprime questa molteplicità di stimoli mettendo in gioco ricorsi timbrici insoliti. Dal soprano al baritono riesce a mantenere una carica melodica non sempre caratteristica di questi strumenti.
Jacopo Ferrazza (contrabbasso) è una delle migliori realtà nell’attuale panorama nazionale, apprezzato per la sua capacità di giocare su più piani, dal jazz alla psichedelia, dal pop all’accademia moderna. Per chi ne vuole sapere di più si rimanda alle recensioni esposte in testata per i suoi Wood Tales (2021) e Fantasìa (2022). In questo caso è decisiva la sua compattezza e solidità sia ritmica che timbrica.
Ettore Fioravanti (batteria) è certamente uno degli interpreti maggiori del proprio strumento, un contributo in perfetta compatibilità con le tastiere di Venerucci, a favore di quel carattere di raffinatezza e compattezza di cui all’inizio dell’articolo.

Le indubbie qualità tecniche e artistiche dei componenti del gruppo sono utilizzate non sul versante della sorpresa virtuosistica, sovente autoreferenziale, ma sul piano dell’espressione diretta, coinvolgente e affascinante. Vengono alla memoria lezioni tra Pieranunzi e Evans, per la gran pulizia dei tocchi unita a una geometria del combo molto sincronica.
Musica fortemente tonale, lontana da ricerche avanguardistiche formali, a base melodica per impasti a tratti solari, a tratti riflessivi, in equilibrio tra gioco folk e approfondimento sintattico, nella miglior tradizione della Egea, non a caso marchio distributore del lavoro.

I Funamboli, pezzo di apertura, è un ¾ in stile francese ispirato al film Les enfants du Paris, diretto da Marcel Carné nel 1945. La storia, vagamente torbida e circense, viene virata verso colorazioni quasi fiabesche, comunque rispettose della matrice originale. Il tocco nitido del piano e il pastorale del sax soprano, uniti al solido intervento del basso e ai controtempi delle pelli, rendono un affresco sonoro ricco di stimoli ben leggibili da parte dell’ascoltatore.
Lament Song, pezzo di chiusura, si riferisce alla nota aria di Henry Purcell dell’opera Didone ed Enea. Non ci si limita ad un riarrangiamento, sarebbe troppo limitativo. L’intervento nella composizione è una vera e propria trasfigurazione nella quale giocano un ruolo importante gli echi andini dei flauti di Girotto, lo staccato del piano e la spinta successiva del sax soprano. Le solennità degli archi e la cupezza del mezzosporano vengono sublimati da una vivacità tutta moderna, che non vuole cancellare la storia ma ne recupera il testimone per continuare a correre.

Tra l’inizio e la fine citati, tutti gli altri brani concorrono a un mosaico che non si limita all’eclettismo ma raggiunge un ottimo risultato sincretico. Consigliato con convinzione.

Track List

  • I Funamboli
  • Il tempo stringe
  • El Chiquirino
  • Just A Ballad
  • Piccadilly Circus
  • Le stagioni
  • Dream
  • Indian Summer
  • Girotondo
  • Lament Song