Francesco Diodati Yellow Squeeds Never The Same
2019 - AUAND
#Francesco Diodati Yellow Squeeds #Jazz Blues Black#Jazz #Tuba
In questo Never The Same, se non erro seconda prova su disco del quintetto, ogni brano ha caratterizzazioni forti tanto che, cosa rara, non mi sembra di cogliere, anche all’ennesimo ascolto, punti o brani in cui creatività e tensione del suono possano sembrare calare.
Si inizia con Here And There con il suo ritmo nervoso ed allo stesso tempo fluido nonostante le notevoli divisioni ritmiche sulle quali emerge il tema. I suoni sono così ben amalgamati che spesso, nei momenti d’insieme, non è facile definire chi sta suonando cosa. E se l’intricato tema sembra suonato all’unisono da Diodati e dalla tromba di Francesco Lento, tutta la parte ritmica introduttiva sembra ad appanaggio di Chitarra, Fender Rhodes/Piano (Enrico Zanisi) e della Tuba di Glauco Benedetti. Spetta poi alla batteria di Enrico Morello il compito di suddividere ancora di più i tempi riuscendo a dare, allo stesso tempo, quella complessità in più che fornisce amalgama ulteriore al brano. Qui e la compaiono in primo piano bei suoni dovuti a un uso di pedaliere accurato. E siamo solo al primo brano.
Il disco procede pregevolmente con queste intenzioni sino alla sua fine. Si intravvedono continue influenze ed ispirazioni ma sempre ben gestite ed interiorizzate dal quintetto. Un certo Rock (diciamo da Zappa ai King Krimson) fa capolino in maniera non invadente mischiandosi con naturalezza ad un linguaggio complesso ma sempre fruibile in virtù di una fluidità e idea melodica che rende sempre tutto molto armonico. Se proprio dovessi segnalare qualche brano citerei i tre brani iniziali Here and There, Cities, Irrational Numbers; il crescendo in complessità di Simple Light (con il bel dialogo tra tromba e trombone di Lento e Benedetti); le sovrapposizioni e i cambi ritmici diEntanglement; la nervosissima e veloce chiusura Expanded/Straight No Chaser.
Insomma, Diodati (che si mostra ottimo autore di tutti i brani ad eccezione dell’esposizione del tema di chiusura) e gli Yellow Squeeds in questo momento mi appaiono qualcosa di più di una semplice promessa: il Quintetto per il lavoro su timbriche, dinamiche e sottolineature ritmiche (sempre “presenti” in ogni momento del disco); Diodati per essere riuscito a creare un linguaggio chitarristico personale e contaminato che trova nell’organizzazione sonora degli Yellow Squeeds la possibilità di esprimersi in modo moderno, efficace e personale.
Assolutamente consigliato!
Francesco Diodati Yellow Squeeds
Electric Guitar, Acoustic Guitar Gongs – Francesco Diodati
Drums, Gongs – Enrico Morello
Grand Piano, Fender Rhodes, Synths – Enrico Zanisi
Trumpet – Francesco Lento
Tuba, Valve Trombone, Flute – Glauco Benedetti