Francesco Di Giuseppe Qualcosa a che fare con la domenica
2014 - Rai Trade
Diplomato in chitarra classica al Conservatorio di Napoli, ha studiato pianoforte e ha suonato in gruppi punk, rock, power-pop, ha fatto il musicista di strada e suonato con Pacifico, ma è anche autore, con il nome di Perzico, di scritti umoristici, frottole e sketch.
Tutta questa varietà di esperienze la si ritrova pienamente in Qualcosa a che fare con la domenica, suo terzo lavoro da solista, dopo Chilometri e chilometri d’azzurro (2012) e A poca distanza dalla luna (2010).
Questo suo nuovo album è composto da ben 25 brani, oltre un’ora di musica, tutta strumentale!
Musica di carattere “cinematografico”, con Di Giuseppe che suona una grande varietà di strumenti: chitarra classica, chitarra elettrica, Guitalele, Ukulele, tastiere, melodica, percussioni, passando in formazioni che vanno dal piano o chitarra solo, a duetti, trii, a diversi generi musicali (e cinematografici ) come classica, contemporanea, jazz, folk, world, mediterranea, rock, pop, che l’autore stesso definisce “Particular Pop Music”.
Insomma una carrellata di profumi e sapori in continuo cambiamento, non sai mai cosa ti aspetta nel brano successivo, con sensazioni che cambiano continuamente dal tragico, all’ironico, al grottesco, al romantico, al nostalgico, allo struggente.
E’ una tavolozza musicale che arriva all’anima, con semplicità e immediatezza, anche se alcuni brani si interrompono bruscamente, lasciando a volte un po’ perplessi.
L’iniziale Accompagnamenti di un finale struggente, ripresa dal precedente album, è qui in una versione splendida e melanconica per piano solo, ideale accompagnamento per un film muto, nella successiva Donna allo specchio troviamo ritmi sincopati con partenze e ripartenze per sola chitarra, in Buona fortuna, interrotta bruscamente, c’è un grande e delicato gioco tra chitarra e violoncello, mentre sembrano uscite da un film poliziesco/mafia, con i loro ritmi ossessivi, Il lungo addio e Il gioco delle tre campanelle.
Cambio totale con la romantica e struggente per piano solo, Oltre la boa, con chiare influenze di Erik Satie, Gli amanti clandestini del Castel dell’Ovo, brano crepuscolare ed impressionista per violoncello e piano e la romantica Asfalto solo piano tra Chopin e Debussy.
La chitarra è in evidenza nelle melanconiche La lunga gonna bianca e Il viaggio di una formica, brano di forte sapore morriconiano, mentre in L’emigrante, il valzer ricorda brani di Yann Tiersen.
Da segnalare ancora L’aeroplanino rosso, vero festival di strumenti a corda con il suo lento classico incedere, Nel mezzo … divago il brano più rock del disco, ideale colonna sonora di un film di Tarantino, il singolare uso di tre melodiche come fossero fisarmoniche in Suite per matrimonio- les corts, e la brillante chiusura con la splendida chitarristica title track, Qualcosa a che fare con la domenica.
Certo è un disco che non annoia con i suoi cambi repentini di atmosfere e generi musicali: questo è sicuramente il suo pregio o potrebbe essere anche il suo difetto.
Le risposte possono essere diverse a seconda di chi ascolta: sicuramente è molto interessante e divertente l’esercizio che ogni ascoltatore può fare, cioè abbinare a ciascun brano uno dei film preferiti, e continuare così a far viaggiare la fantasia e sognare.
Risultato non da poco di questi tempi, per questo interessante lavoro di questo artista veramente singolare.