Francesca Palamidessi Madreperla
2023 - Autoprodotto
Come nelle foto che accompagnano il disco, le canzoni, che rappresentano le tappe di una guarigione dopo un doloroso addio, conducono tra le evanescenze e il mistero di un microcosmo incantato. Questo lavoro, quasi esclusivamente digitale (gli unici strumenti analogici sono le voci e i sassofoni e clarinetti di Beppe Scardino/TYTO) ci guida nel cuore segreto ed eclettico di una sperimentazione musicale che spande un’elettronica diafana, eppure tagliente, così come beat di cristallo, o pulsanti come luci accecanti, o ancora frenetici come una giungla indietronica/IDM (ad es. in Run, un mantra convulso come un invito a seguire il proprio istinto di conservazione e a scappare a gambe levate da tutto ciò che può fare male come una relazione tossica).
Pezzi volutamente ossessivi, decisi e impetuosi come Ego Killer cedono il posto a momenti minimali e rarefatti, a sonorità quasi sacrali, o ad altre canzoni in cui ci si addentra in una selva magica, inquietante e arcana di piccoli, poetici suoni glitch, come giochi di specchi in cui perdersi. I fiati brillano come voci calde, talora mentre risuona un’elettronica da carillon che culli in una sorta di ritorno a casa (v. Pianeti). Trame vocali si intrecciano, o si sciolgono in un piano quasi radioheadiano.
Nei testi, che alternano inglese e italiano, cuori ciechi, paranoie, la vita come “needle basket” (Circles, Corners), labirinto e spigoli vivi, la luna che può fare da guida quando si è tornati soli in mezzo agli altri e si è perso tutto per ritrovarsi, il desiderio di ricominciare, anziché cantare “another song of hatred for a useless applause” (Ultramarine), l’impossibilità di scrivere un brano sulle proprie paure più profonde. Ancora, si parla di come ci si senta trasportati dal tempo come nomadi, che cambiano “nome ogni stagione” e “pelle ogni mattina”, ma rischiano di essere trascinati giù quando nuovamente “bussa quell’errore” alla propria porta (Nomade); in chiusura, nella bjorkiana The Road Is Full of Unforseen si sottolinea che la strada è piena di imprevisti, cambiamenti improvvisi e piccole deviazioni, ma si esprime anche la propria fiducia in ciò che si sente e si vede, come uno slancio di speranza per ciò che sarà e di fede nella vita.
Palamidessi ci regala un album prezioso dagli arrangiamenti sofisticati, personali e ispirati, per un cammino dall’oscurità alla luce, tra downtempo e musica d’avanguardia, atmosfere misteriose e lirismo, sofferenza e sogno, ragione e appunto speranza.