Florian Ross, tedesco classe 1972, è considerato uno dei più promettenti pianisti, compositori e band leader di questo inizio secolo. A volte gli è stata rinfacciata una scarsa naturalezza espressiva e una non completa assimilazione dei vasti modelli culturali cui si richiama. Con il suo trio, o in quintetto, da un paio di anni ha trovato spazio nei più importanti cartelloni europei e tra la critica più attenta. Ora si presenta con questo bel disco solista che sin dall’attacco del primo brano mi ha richiesto, e ottenuto, un’attenzione che sempre mi ha appagato.
Florian Ross, nelle 17 tracce di questo Mechanism, è allo stesso tempo sfaccettato e ´leggero´ in ogni brano: quando richiama la musica classica, o meglio, i compositori russi di inizio ‘900; rileggendo ´Sometime Ago´ di Coltrane; ricorrendo a piccole sovraincisioni come in ´Silver Spur´, in cui dialoga con un piano trattato suonandone direttamente le corde; nell’orecchiabilità del brano che apre l’album ´Round About´ (orecchiabilità lontanissima da toni alla´ Allevi´ tanto per intenderci) o nella quarta traccia ´If At All´ in cui si sente eco di un senso delle melodie e della costruzione del brano che ricordano Petrucciani ma con un tocco più morbido, senza quella potenza sonora, quel suono sempre incisivo e potente del francese.
Anche quando, come in ´Blade Runner´, le atmosfere si rarefanno, l’ascolto rimane vigile e, quando entra in campo l’elettronica, come nella successiva title track ´Mechanism´, l’intervento non copre mai il pianismo ma lo segue e accompagna, disturbando il giusto con un raro equilibrio sonoro e produttivo.
Nella coppia di brani che chiude il cd lo ´sgocciolio´ di note che introduce ´Nice To Meet You´ si trasforma lentamente in tema inteso dalla sequenza ritmica spesso irregolare e, nel conclusivo ´Quiet Of The Evening", in sospensione lirica dolce e dalla trama fine e preziosa.
È molto probabile che, nel giro di poco tempo, Florian Ross possa diventare una delle voci più rappresentative del jazz non solo europeo e questo ´Mechanism´, grazie all’abile manipolazione di elementi della storia del jazz e della musica contemporanea, con l’ausilio di un tocco di elettronica, un disco a cui dare attenzione.