
Finister Please, Take Your Time
2018 - Red Cat Records
Il lavoro fatto dai Finister per queste otto tracce è andato al di la del semplice “ok entriamo in studio e registriamo”. L’album ha infatti tutta una ricerca sonora, durata tre anni, che ha il chiaro intento di sbalordire e disorientare l’ascoltatore passando attraverso generi musicali diversi. Ma attenzione, nonostante le otto tracce abbiano tra di loro sonorità antitetiche, difficilmente vi troverete a pensare che il risultato finale sia un accozzaglia di generi. Certo, non è un album immediato ma se vi prendete il vostro tempo non vi deluderà.
Questo non vuol dire che non ci siano dei momenti più deboli rispetto ad altri e personalmente apprezzo, senza ombra di dubbio, i pezzi più aggressivi e spinti, l’anima più dannata del disco. Come Lighter con cui si apre l’album. Un biglietto da visita geniale, conturbante che trascina l’ascoltatore con un cantato e una struttura brit pop su ritmi, nel ritornello, quasi dance che travolgono tutto "welcome my friends, the hangover of freedom is free!”.
Da Lighter salto subito all’altro brano che trovo davvero interessante del disco ovvero Pan Tribal. In questo pezzo si sente forte la mano di Howie B, già producer triphop di star internazionali come U2, Bjork, Tricky e molti altri, che per i Finester ha prodotto quattro pezzi di Please, take your time. Traccia super sperimentale e psichedelica dell’album. Un pezzo di rottura rispetto ai due brani precedenti e successivi caratterizzati da sound piu melodici e puliti. In Pan Tribal ci sono i Finister più sporchi e che preferisco. Il disco si chiude con Skyscraper un brano che fa l’occhiolino ai Massive Attack, cosi come, anche se in maniera piu soft, Free Bugs, trasportando l’ascoltatore verso la fine con suoi suoni trip hop.
Gli altri brani spingono meno rimanendo più nel melodico elettronico con timidi accenni alla psichedelia, pezzi che risultano non essere originalissimi. In ogni caso c’è da dire che per chi avesse ascoltato il primo album dei Finister, Suburbs of Mind, un disco rock, non sarebbe stato automatico, di li a tre anni, pensare che il secondo sarebbe stato cosi sperimentale e aperto a melodiche afro, drum’n’bass ed elettroniche. I Finister hanno indubbiamente osato ed hanno fatto davvero bene ma, come ho scritto in precedenza, sono molto più forti quando si lasciano andare.