Federico Squassabia Walkabout
2011 - Trovarobato Parade
Gli aborigeni australiani attraversano il proprio territorio seguendo linee immaginarie; sono le songlines di cui parlava già Chatwin ne Le vie dei Canti, le impronte degli antenati, percorsi da seguire cantando. Riterritorializzazioni. Non a caso Federico Squassabia, pianista, compositore, membro attivo del collettivo Improvvisatore Involontario, attento cultore tanto di Monk e Davis quanto di Pink Floyd e Radiohead, potrebbe indicarci come ‘avanguardia’ esattamente quell’etica, servendosi della musica come linguaggio, come valore forte in tempi in cui la musica viene sempre più spesso considerata come contenitore ‘debole’, da utilizzare per rafforzare logiche economiche, politico-culturali, comunicative, rispetto alle quali però rischia di passare in secondo piano, secondo un gioco di legittimazioni perverse e stranianti.
E’ significativo che in questa ottica si decida di lavorare su un progetto che parte dalla composizione (addirittura dalla ‘forma canzone’) e da riferimenti narrativi ben precisi. Hemingway, il subcomandante Marcos, Sergio Leone, ma anche Vitaliano Trevisan, poliedrico scrittore, regista e attore, non a caso incentrato su temi quali memoria, esperienza, perdita, e sulla creatività della lingua (potremmo parlare forse di una militanza artistica antiretorica, di qui l’interesse per forme asciutte e sintetiche come quella della ‘canzone’) da un lato, e luoghi geografici ben precisi (Amsterdam, Bologna, Vicenza, Camargue, Faenza, Belfast, il Messico) dall’altro.
Scrittura, dicevamo, quando l’asciugare il suono e il dono della sintesi fanno però rima con profondità e lavoro di cesello, come evidenziano i clusters e l’intarsio sulle ritmiche di Sophisticated Lady (Camargue), le progressioni ascendenti dell’iniziale Jellyfish Meat, il puntillismo dissolto nelle aperture melodiche di Shall we dance?, mentre Danilo Gallo (Francesco Bearzatti, Achille Succi, Daniele D’Agaro, Francesco Cusa) si dimostra attivo agitatore sonoro ‘dal basso’ (i grooves di The Jellyfish Meat, i bilanciamenti armonici di Across the river, l’attitudine e l’organizzazione dello spazio sonoro in C’era una volta il West), mentre Nelide Bandello (Riccardo Zegna, Ettore Fioravanti, Pietro Tonolo) in Una passeggiata ai giardini pubblici dimostra come l’uso dei linguaggio più sperimentale possa essere messo comodamente al servizio dell’espressività comunicativa più immediata.