Fabio Zuffanti La foce del ladrone
2011 - Spiral Records / Long Song Records / Audioglobe
La foce del ladrone, spiega l´autore, ha dunque un duplice significato: foce come punto d´arrivo dopo la folgorazione avuta per la musica e ladrone poichè "i ladroni siamo tutti noi musicisti/compositori (...) Inutile negarlo, quando si compone oltre alla pura e semplice ispirazione c´è sempre un riferimento altrui rimesso in discussione secondo i nostri canoni".
Effettivamente avere come punto d´arrivo un disco pop è un progetto ambizioso anche per un artista che ha alle spalle una carriera musicale di diciassette anni spesi tra prog d´alto livello (Finisterre, La maschera di cera), opere rock (Merlin del 2000) e progetti solisti, tra cui Ghiaccio (2010), precedente disco in studio già aperto a sonorità pop ma dal sapore più sperimentale, con rimandi a Wyatt (molto caro a Zuffanti) e al Battisti degli ultimi anni mogoliani.
Non bastano infatti gli arrangiamenti impeccabili e le sonorità anni ´80 trasportate nel secondo millennio sottoforma di cupi echi lontani a creare un legame viscerale con l´ascoltatore: c´è sempre qualcosa che sfugge, un qualcosa di impercettibile che rende tutto un po´ algido nonostante i temi, vedasi la nostalgia per un tempo passato (1986), l´amarezza della quotidianità (Se c´è lei), le visioni più oniriche e recondite (Lunar park, Capo Nord).
Decisamente più convincenti i pezzi a bpm accelerato: ironiche invettive rivolte alla società attuale che non comprende i lavori in campo artistico se non li vede sui media di massa (Musica strana) e che si ritrova a riflettere sull´esistenza solo tramite frasi fatte e citazioni su facebook (Una nuova stagione), brani che ricordano pur in modo più opaco lo stile sferzante di Graziani.
Sicuramente è un merito di Zuffanti l´essersi confrontato a questo punto della carriera con il pop in modo così attento, onesto (basti pensare al concetto di "ladrone") e senza troppi ammiccamenti al facile ascolto. Forse però ci sono ancora troppe citazioni, rimandi e riferimenti (il Banco, Ellis, Alice) che fanno apparire il disco un po´ barocco rispetto a quello che si attende da un album di musica (appunto) leggera.