Fabio Mazzini Letters
2024 - Raighes Factory
"Ho immaginato di sedermi dietro alla scrivania, di prendere carta e penna e scrivere delle lettere. Sono dieci e parlano di persone alle quali voglio bene, di cose belle e brutte successe in questi ultimi anni, di luoghi a cui tengo molto".
Chi potrebbe scrivere lettere musicali, se non un chitarrista fine, sensibile, da anni impegnato nella ricerca artistica, a fianco di suoi simili, da Vince Vallicelli a Giovanni Tamburini ad Antonio Gramentieri?
Le Letters in questione hanno un mittente: Fabio Mazzini, chitarrista romagnolo, giovane, ma con un curriculum di tutto rispetto, che, in questo terzo album, lascia che parlino le note, gli echi e i riverberi di un'anima profonda. Sono dieci tracce che ci conducono in atmosfere rarefatte, solo apparentemente minimaliste, ma che invece contengono moltitudini di suggestioni e ricordi, sul fil rouge di un blues denso, in cui l'uso della chitarra dialoga con la strumentazione elettronica, per creare un impasto sonoro avvincente. E bene ha fatto la Raighes Factory, fondata dal chitarrista e compositore sardo Roberto Diana, a dare spazio alla creatività di un musicista capace di fondere innovazione e tradizione in modo tanto completo.
Ascoltare il dolce riff di Kai, percepire la melodia che si insinua in Song to J, dal fraseggio delicatissimo, perdersi nelle immagini sonore evocate da Away, che ci porta via lontano con sé, comprendere, in Yabalya, o Carillon, che il fingerstyle non ha bisogno di esibizionismi superflui, ma di cuore e passione, sono esperienze di ascolto che non riescono a essere spiegate, ma possono solamente essere gustate in una corretta disposizione d'animo.
No quindi a un ascolto frettoloso, superficiale, e sì a un'immersione totale nel mondo di Mazzini, che spera che possiamo accogliere anche noi le sue Letters con animo sgombro da ansie e limitazioni. Solo in tal modo potremo conservare nel cuore le lettere di un artista che avrà molto da scrivere, in futuro.
Chi potrebbe scrivere lettere musicali, se non un chitarrista fine, sensibile, da anni impegnato nella ricerca artistica, a fianco di suoi simili, da Vince Vallicelli a Giovanni Tamburini ad Antonio Gramentieri?
Le Letters in questione hanno un mittente: Fabio Mazzini, chitarrista romagnolo, giovane, ma con un curriculum di tutto rispetto, che, in questo terzo album, lascia che parlino le note, gli echi e i riverberi di un'anima profonda. Sono dieci tracce che ci conducono in atmosfere rarefatte, solo apparentemente minimaliste, ma che invece contengono moltitudini di suggestioni e ricordi, sul fil rouge di un blues denso, in cui l'uso della chitarra dialoga con la strumentazione elettronica, per creare un impasto sonoro avvincente. E bene ha fatto la Raighes Factory, fondata dal chitarrista e compositore sardo Roberto Diana, a dare spazio alla creatività di un musicista capace di fondere innovazione e tradizione in modo tanto completo.
Ascoltare il dolce riff di Kai, percepire la melodia che si insinua in Song to J, dal fraseggio delicatissimo, perdersi nelle immagini sonore evocate da Away, che ci porta via lontano con sé, comprendere, in Yabalya, o Carillon, che il fingerstyle non ha bisogno di esibizionismi superflui, ma di cuore e passione, sono esperienze di ascolto che non riescono a essere spiegate, ma possono solamente essere gustate in una corretta disposizione d'animo.
No quindi a un ascolto frettoloso, superficiale, e sì a un'immersione totale nel mondo di Mazzini, che spera che possiamo accogliere anche noi le sue Letters con animo sgombro da ansie e limitazioni. Solo in tal modo potremo conservare nel cuore le lettere di un artista che avrà molto da scrivere, in futuro.
