
Eugenio Balzani La grammatica del vivere
2025 - RNC music
Quello che si evince sin dalla prima traccia è un certo gusto per la forma cantautoriale che privilegia la presa diretta, strumenti e voce che si fondono a raccontare la vita, l’amore e altri incidenti in cui si rischia di inciampare strada facendo.
Il livido sul cuore è il graffio esplicito fatto di parole in cui specchiarsi, così come Chi ci mette un Dio mette in scena la fatica di esistere. Talmente scarni da non somigliare a nulla di particolare, e per questo sfrontatamente originale, Bandiera rotta e Tango delle chimere sfiorano la decadenza del nostro tempo, indicandoci la vacuità siderale che ci ha fatto dimenticare i valori che ci animavano in una dimensione perduta. Una sorta di generazione di gaberiana memoria: quella che ha perso (per intenderci).
Insomma La grammatica del vivere è un racconto che ci guarda senza pietà, una narrazione che ci obbliga a riflettere; sembra volerci svelare che le canzoni non servono soltanto a canticchiarle. E, anche se ognuno ci fa quel che crede (insaponati sotto la doccia, o in auto, persi in un traffico metropolitano), è pur vero che sputando le parole non si può che pensare al loro significato, e rifletterci sopra.
Brani come Selfie hanno anche il pregio di essere fotogrammi da osservare, magari immaginandosi in Romagna o in qualche luogo dell’Italia interna, uno di quei posti dove si può cantare con una chitarra in mano sdraiati a guardare le nuvole.
E dopo tanto rumore, perché no, lasciarsi trasportare da un piccolo gioiello come Sballad.
Mi stupisco sempre di quanti bravi autori pubblichino cose pregevoli. Vale davvero la pena di ascoltare questo lavoro che, sono certo, vi piacerà.
Buon ascolto, bella gente.