Yesterdays<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz

Enrico Pieranunzi Mads Vinding Alex Riel Yesterdays

2017 - Stunt Records / IRD

30/07/2017 di Pietro Cozzi

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Registrato dal vivo alla Copenhagen Jazzhouse nel novembre 1997, e meritoriamente ritrovato e rimesso a nuovo dalla Stunt Records, questo disco si ricongiunge dopo vent'anni al suo “fratellino” in studio, The Kingdom-Where Nobody Dies (1997). In entrambi i lavori ecco un Pieranunzi energico e scintillante, impegnato in un trio di marca danese, animato dal contrabbassista Mads Vinding e completato dal batterista Alex Riel: jazz europeo di altissimo livello, dove però è soprattutto le stile del pianista romano a imporsi per un'ora abbondante, elegante ma mai stucchevole, potente e naturale come un fiume in piena. Non c'è un momento di stanca, un calo di attenzione, una nota scontata. Pieranunzi, artista multiforme, in oltre quarant'anni di carriera ha guidato terzetti che non temono il confronto con quelli di qualche illustre e osannato collega americano, accompagnandosi a Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra, Marc Johnson e Paul Motian, e ancora Marc Johnson e Joey Baron. Qui i suoi colleghi nordici lo spingono in prevalenza sulle strade di un energico hard bop e post bop, dove però restano ben evidenti le finezze da pianista di formazione classica e l'imprescindibile qualità dell'influenza evansiana. Un mix tra indomito e resistente swing e romantica malinconia, dove a tenergli testa è soprattutto Vinding, mentre il batterista resta più defilato, sullo sfondo. Gli assoli si sviluppano per blocchi, chiaramente distinguibili: dopo aver sviluppato e “lavorato” un'idea Pieranunzi passa alla successiva con spontaneità e naturalezza, in una mirabile concatenazione che non viene mai meno.

La scelta del materiale alterna standard immortali, un paio di pezzi più ricercati e un solo brano originale del pianista. In Yesterdays (Jerome Kern) le sonorità rotonde e lo stile quasi chitarristico di Vinding si prendono il primo assolo, per poi lasciare il posto alle trame sempre più fitte e incalzanti del piano, che si acquieta solo nel finale per una elaborata ripresa del tema. Vignette è un oscuro e malinconico tema di Gary Peacock, sottolineato dall'ostinato degli accordi della mano sinistra, e Pieranunzi lo affronta al meglio, lavorando dentro e fuori il canovaccio armonico, con qualche piccolo intermezzo; la densità del fraseggio rimane alta, soprattutto se confrontata con la versione originale del trio di Jarrett. La rilettura di Fats Waller, in Jitterburg Waltz (l'originale è del 1942, eseguito niente meno che all'Hammond), è di altissimo livello: un saggio di pianismo delle origini adeguatamente aggiornato, carico di scoppiettante swing e blues, che sfrutta al meglio le irregolarità del tempo dispari. Di My Funny Valentine, classicissimo insieme all'“evansiana” My Foolish Heart, si nota il lavoro di squadra del trio e la costruzione del pezzo, la cui melodia originale è difficilmente riconoscibile. L'affascinante e lunga introduzione, ricca di accordi “sospesi”, crea un'atmosfera di attesa che si risolve in un'improvvisa accelerazione dove il piano e il contrabbasso si passano la mano, fino agli stacchi di Alex Riel nel finale. A Nameless Date, scritta di Pieranunzi, fa storia a sé: una romantica ballata dove frasi intimamente melodiche sfociano in altre nettamente più ritmiche, senza soluzione di continuità.

 

Track List

  • Yesterdays
  • Vignette
  • Jitterbug Waltz
  • A Nameless Date
  • My Funny Valentine
  • My Foolish Heart
  • If There Is Someone Lovelier Than You