Emma Nolde Dormi
2022 - Woodworm/Capitol Records Italy
Nel disco non c’è nulla di ridondante, niente nel suono che metta in ombra l’interessante vocalità della giovane cantautrice toscana. Emma Nolde riesce a parlare con maturità dei suoi vent’anni (o giù di lì, canterebbe Francesco Guccini) e di quelli dei suoi coetanei, con freschezza ma senza alcuna ingenuità.
Lo mostra subito l’iniziale Fuoco Coperto (Intro), un richiamo nemmeno troppo velato al coprifuoco che abbiamo vissuto tra il 2020 e il 2021. Senza lanciare accuse, ma con l’amara constatazione di un periodo vissuto comunque diversamente da come una ventenne avrebbe potuto aspettarsi: “Ridateci la notte per tornare a casa stanchi/Avrete i miei vent’anni non avrete mai i miei occhi”. Notti senza gli amici, quegli amici con cui sembra cantare in Voci Stonate. Su un sound tribale venato di fiati ecco un inno a chi non è perfetto (“Siamo volumi troppo alti/Siamo sogni troppo grandi […] abbiamo voci stonate che ci rendono simili”), a chi ha il diritto di andare a zig zag per trovare la propria personale retta via.
La stessa parte della luna è uno struggente canto sulla lontananza dalla propria amata, quasi un’elegia alla nostalgia. Anche qui niente di stereotipato o di melenso, ma un racconto intimo, fatto di immagini delicate e bellissime: “Mi mancherà sperare di incontrarti/Per le strade della mia città/La luna si nasconde e tu come lei/Fai bene a mantenere i tuoi segreti/Io starò qui ad osservarla come uno scienziato/Io starò qui ad osservarti dentro un microscopio”.
La title track racconta invece la bellezza di trovare qualcuno per cui valga la pena avere pazienza, non essere sempre di corsa. La voce di Emma tra respiri e sospiri sembra farsi diaframma per mettere a fuoco l’essenziale, e in Respiro prima si fa litania e poi si annida tra sfumature quasi dub. Un battere e levare tra emozioni, tra i ricordi familiari anche.
Te ne sei andata per ballare è dedicata alla sorella, che è andata via di casa giovanissima per potersi dedicare appieno alla danza, per inseguire il proprio sogno. Trapela orgoglio, ma anche un pizzico di rimpianto: “Te ne sei andata per ballare, e io volevo ballare con te”. Archi pizzicati movimentano le trame di Storia di un bacio, in cui Emma sembra correre tra timori e frenesie.
Ti prometterei (live in studio) chiude questo disco che potremmo definire un concept album sul mettersi a nudo, e lo fa scivolando tra tasti bianchi e neri come se fosse seta. Non c’è nessun innesto sonoro “speciale”, passatemi il termine, che possa distogliere l’attenzione da queste parole che si impastano con le note e che le usano per arrivare dritte al cuore.
E arrivano così a segno che viene già voglia di sentire il terzo disco…