Emanuele Cisi Clear days, windy nights
2015 - Abeat Records / IRD
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Quello di Cisi è uno stile difficile da catalogare in una sola influenza, anche se sono chiarissimi i riferimenti a tutta la tradizione hard bop e al maestro Sonny Rollins, a cui il nostro ha dedicato ormai 15 anni fa un brillante e originale omaggio (Theodore Walter 'Sonny' Rollins: an homage from Italy, 2001). Ad affiancare il tenorista - miglior “nuovo talento” per la rivista Musica Jazz nell'ormai lontano 1995 e poi animatore di diversi progetti soprattutto in ambito europeo – ci sono Vincenzo Florio al basso, Adam Pache alla batteria e un ospite speciale come il pianista Eric Reed, negli anni Novanta a fianco di varie formazioni capitanate da Wynton Marsalis. Sono tutti ottimi gregari, ma in testa al gruppo c'è indiscutibilmente il suo sassofono, da cui scaturisce un fraseggio corposo e sostanzioso, alieno da fuorvianti divagazioni e fuochi di artificio.
On A Clear Day, brano da un musical degli anni Sessanta, apre e chiude il lavoro e viene proposto in due take che si differenziano poco tra loro: in entrambe domina il suono rotondo e ricco di Cisi, che crea un'atmosfera romantica e sensuale vicina anche a Gato Barbieri. Due pezzi, Song For Iolanda e Last Night When We Were Young, sono ripresi dal disco Giochi Di Nuvole (1996), quello che per melodie e risultato complessivo dichiara di amare di più. Il primo allinea un tema di grande dolcezza, un assolo “rollinsiano” e il miglior intervento del piano, etereo e riflessivo; nel secondo Cisi infarcisce il suo assolo di passaggi veloci, quasi delle “rasoiate” di swing, che sono una delle caratteristiche più evidenti della sua tecnica. On A Windy Night ha un tema semplice e accattivante, e il solismo del sassofono si apre a timbriche diverse, più spigolose, che allargano lo spettro della tavolozza di suoni ascoltata finora. Un ulteriore scarto rispetto al mood generale di Clear Days, Windy Nights è la conclusiva The Silver House: l'inaspettato e incalzante ritmo latino introduce un tema sinuosamente notturno e misterioso, che a sua volta conduce al botta e risposta tra il tenore e il trombone, sempre più deragliante e free; la ciliegina sulla torta è la bella voce screziata del secondo ospite, il giovane e pluripremiato musicista peruviano Humberto Amesquita. Lo ascoltiamo anche in Work, brano di Monk molto ben congegnato. Per sonorità e approccio il suo trombone è monkiano a 24 carati, e si incastra alla perfezione nei passaggi all'unisono con Cisi, che poi si lancia in un assolo molto vario, sciorinando in pieno controllo tanti stili diversi; in coda, il classico finale hard bop dove si alternano fiati e ritmica.