Earthtones We Can Live Together
2024 - Wonderwheel Recordings
#Earthtones#World#World #World #global rhythms ##elettronica
We Can Live Together è infatti cuore pulsante su intelaiatura "quartomondista", danza rituale pervasa da un diffuso contagio ispanofono.
Già DJ con alle spalle set di apertura per Laraaji e Theo Parrish, il Nostro, appassionato di Pharoah Sanders (e di Ras G anche, da metterci la mano sul fuoco), in questo battesimo su Wonderwheel Recordings si avvale di una task force di scuola latina, con forte ascendente colombiano.
Tanti, a tal proposito, i featuring, calati a perfezione nella parte, per dire subito di Lido Pimienta, con cui Earthtones inscena una ipnotica cumbia in downtempo da incantatrice di cobra (La Mujer Serpiente, sulla scia di El Búho su stessa etichetta), collaudata poi con Verito Asprilla su giri irresistibilmente più vorticosi nell'afro-dance futurista da clubbing in traiettoria Sentuhlà (Quiero Que Mami) e intarsiata di synths magnetici. Fino alla straordinaria combo a braccetto del collettivo Semblanzas Del Rio Guapi (Limones), potenziando il carosello latino a colpi di steeldrums caraibici e beats dal globo (in simbiosi con la mano esperta del DJ/producer californiano Oliver Newell aka Oliwa e in co-produzione con la musicista Numu).
Musicalità tanto epidermica da infonderne i palpiti anche in piena calura Ecuador, là dove Huaira è coinvolta nell'osmosi di esotiche danze (Salta La Cuerda), mentre Maikel Alberto Salazar, versante Cuba, sparge coriandoli di breakbeat latineggianti (Òsanyìn).
L'eccezione a una "mappatura" così apparentemente polarizzata è l'arabeggiante Selam (anche nella versione dub), splendido esemplare di etno/folk-dance rallentata (al sapor di Alejandro Molinari) uberrimo di note desertiche effuse con perentoria verve dal musicista/vocalist etiope Etsegenet Mekonnen.
Tre i momenti in cui l'autore mette a frutto le sue esperienze in ambito yoga (e che si ricongiungono in qualche modo alle trame di quel Meditations For Synthesizers+Mbira Nyunga Nyunga in coabitazione con Kevin Nathaniel, intervallo fra l'esordio Ritual Sound e questa nuova fatica): Deia Dream, opening track etno-synth lounge governata da una diffusa spiritualità (abile anche a far capolino in un secondo atto ricco di un dub arroccato al Nicolas Jaar di "No" e dei suoi albori su Wolf+Lamb).
Seguirà più avanti Song of the Wind, a mutuare quel climax di benessere sensoriale, fra synth aerei, decompressioni ambientali e soundscapes meditativi.
E, infine, le endorfine di Waves, ennesima perla all'ultimo respiro, certificazione del talento immenso di Earthtones, arguta mente musicale in perlustrazione fra mondi senza confini, humus imprescindibile per un capolavoro incartato di mestiere, in gran scioltezza.