Droning Maud Non abbiamo fatto niente
2023 - I Dischi del Minollo
#Droning Maud#Italiana#Alternative #shoegaze ##alternative ##indie-rock #post-rock
Passano gli anni, nei quali vengono pubblicati i primi lavori (The World of Make Believe, Our Secret Code e Beatiful Mistakes), e, nonostante i cambiamenti e una reclusione causa pandemia, i fratelli Taviani (Maurizio voce, chitarra e basso e Iacoposchi, batteria e parole) tornano a pubblicare un nuovo lavoro targato Drowing Maud con una sostanziale novità, rispetto ai precedenti: un disco interamente cantato in italiano.
Il nuovo album segna un interessante, quanto fondamentale, punto di svolta artistico, rappresentato dalla scelta linguistica di abbandonare la lingua inglese e cimentarsi con la propria lingua madre, senza però cambiare il messaggio di fondo.
Un album nel quale il contorno sonoro diventa il pretesto imprescindibile per poter evidenziare come oramai l’umanità non sia in grado di esprimersi liberamente e metta in mostra la sua incapacità a comunicare, evidenziando come questo non sia altro che il manifesto dell’unica cosa evidente che, giunti a questo punto, possiamo constatare, ovvero che Non abbiamo fatto niente.
Se questa scelta di cimentarsi con l’italiano rappresenta una novità per la band dei fratelli Taviani, musicalmente parlando i Droning Maud rimangono invece “fedeli alla linea” sonora che li ha sempre contraddistinti. Come possiamo notare dalle prime battute di Non abbiamo fatto niente, la band reatina continua, da un lato, a seguire una direzione schiettamente indie-rock, mentre dall’altro sente il forte richiamo di una dimensione sonora che, in modo indistinto, strizza l’occhio ad altri generi: determinati appaiono i riecheggiamenti shoegaze, ma soprattutto si possono percepire le lezioni impartite e le influenze post-rock assimilate da band del calibro di Mogwai e Sigur Ros, quest’ultimi palesemente citati nel brano RosSigur. Una scaletta che scorre piacevole passo dopo passo, dove emergono per intensità brani come Appennini, il singolo Sincero, la strumentale title-track piazzata in chiusura, ma soprattutto la stravaganza inaspettata del crossover tra post-rock e hip-hop di Benny Carter con la preziosa collaborazione del rapper GE World.