Eye On The Horizon<small></small>
• Reggae, Techno, dub

Dreadzone Eye On The Horizon

2010 - Badwiser Records

27/05/2010 di Vito Sartor

#Dreadzone #Reggae #Dub

Londra 1993, molti personaggi clou della musica, agli albori dei ’90 continuavano imperterriti a tracciare ponti con la Jamaica del dub e del reggae, mentre intorno allo showbiz incominciava ad impazzare la dance music, quella che rifiutava i connotati da mainstream. Ben presto ´questa dance´ si sarebbe fatta sentire su larga scala coinvolgendo epoche diverse ma sopratutto stili diversi. Personaggi come Greg Roberts, Leo Williams, Dan Donovan (tutti ex Big Audio Dynamite) decisero di far prendere una strada diversa alla musica elettronica e al dub: influenzati, ma sopratutto ispirati dal grande Mick Jones (Clash), diedero alla luce questo progetto che dopo cinque anni di silenzio ritorna alla luce con un nuovo disco. Non è facile districarsi tra le evoluzioni sonore dell’elettronica, riattualizzare uno stile, imbastardirlo e magari renderlo mite: i Dreadzone ci riescono benissimo; con quasi mezz´ora di puro pop in levare, tra dance, pop, disco music, mischiano il tipico groove insistente della dance, ai ritmi in levare, i beat elettronici, con canzoni dalla struttura rock e reggae, utilizzando strumenti e schemi musicali naturali, con elementi molto vicini alla cultura dell´entertainment. Maneggiare il dub, vuol dire guidare su binari sono molto rigidi, con schemi e scelte sonore spesso limitate: Eye on The Horizon segue un percorso a ritroso ritrovandosi al principio di quel lontano ‘93, dimenticandosi i principi fondamentali del genere, per stupire ancora e lasciando il passo ogni tendenza alla ricerca e alla sperimentazione. Le ritmiche sono quasi sempre regolari, a volte le soluzioni melodiche non sono molto lontane da quello che oggi fanno i Black Eyed Peas: più di una volta il disco tenta approcci troppo leggeri, di tanto intanto fa capolino qualche MC Jamaicano, echi su ritmiche dub-step senza mai privilegiare la dance hall, sfiorando insomma i paradigmi moderni del genere caraibico. Un electro-dub ritrovato e dolcificato, un reggae troppo pacifico che di tanto in tanto mostra le debolezze di arrangiamenti troppo mediati per incontrare (forse) le esigenze della grande diffusione. Visto un risultato finale mediamente insipido, l’obbiettivo è stato parzialmente mancato .I Dreadzone oggi si fanno apprezzare più per la loro storia che per questo ritorno.

Track List

  • Tomorrow never comes
  • For a reason
  • Changes
  • American dread
  • Beyond a rock
  • Gangster
  • Yeah man
  • My face
  • Walk tall