Grande disco quel Fate che due anni fa riuscì a farci gridare al miracolo. La Band di Philadelphia non spreca né tempo né idee e con meno foga di allora arriva dritta al risultato finale: quello di fare l’ennesimo bel disco.
Come dicevamo poc’anzi Shame, Shame è un disco più moderato nella scelta complessiva dei suoni: scordatevi quelle passionali sferzate northern soul di Fate, quei melodrammi canori alla Beatles o alla Beach Boys, qui si gioca con la tradizione americana e con il pop, tutto immerso da un suono liquido e colorato.
I Dr Dog hanno sempre privilegiato ballate rock efficienti che alla melanconia generazionale più spocchiosa e alternativa, anche se in questo nuovo lavoro non manca quel loro tipico accento romantico (´Station´): diciamo che oggi l’elemento funzionale alla melodia è quasi rappresentato dalla ritmica, basso agile e batteria ´psycho beat´ e per il resto tanta forma canzone, quella classica, arricchita da elementi strumentali tradizionali o da programming elettronici di contorno.
La spensieratezza di brani dal tira e molla ritmico sono il cavallo di battagli di Shame: ´Later´ ne è l’esempio più lampante oltre al brano che di sicuro catturerà la vostra attenzione. "Shame, Shame" e "Where’d all the time go?" rappresentano il loro marchio di fabbrica, due ballads in cui cori ed elettronica coronano il manifesto pop dei Dr. Dog, un pop acustico diverso dal folk dilaniano di "Shadow people".
Nonostante il titolo sbarazzino Shame, Shame rappresenta un degno ritorno dei Dr. Dog che con meno trucchi di un tempo si mantengono giovani con un sound originale di buon livello.