Moonage Mantra<small></small>
Italiana • Rock • alternativo

Dorian Gray Moonage Mantra

2017 - Cassavetes Connection / Believe

26/06/2017 di Annalisa Pruiti Ciarello

#Dorian Gray#Italiana#Rock

I Dorian Gray lo scorso febbraio hanno firmato la loro settima fatica che porta il titolo di Moonage Mantra. La storica band indie rock dello stivale dopo centinaia di concerti in giro per il mondo dagli anni ’90 ad oggi e sei album in studio, ha deciso di chiamare quattro amici e metter su un disco niente male. Tra le presenze figurano quella di Luca Masseroni (Tre allegri ragazzi morti) e Sebastiano De Gennaro (Calibro 35/Le luci della centrale elettrica). Ad un cast d’eccezione è stato affidato l’artwork del disco, da Toffolo ad Atzori, passando per Andrea Bruno e Mariano Neri, questa volta siamo dinanzi al alcuni dei più importanti illustratori italiani.

Ospitate a parte continuano ad esser più che presenti con le loro parole e lo loro note i Dorian Gray che per quest’occasione hanno deciso di farsi in due, o meglio di sdoppiare l’album in due parti. Dorian Gray è la prima parte (cantata in italiano) in piena coerenza con lo stile del quartetto cagliaritano, ovvero una mix di new wave, cantautorato e altenative rock. Nella seconda parte abbandonano lo pseudonimo di Dorian Gray e assieme ad esso la tradizione e virano verso suoni acidi e psichedelici, che da ora in poi caratterizzeranno quello che è Golem in love.

L’apertura è affidata a Dimenticare Burroughs in linea con le sonorità a cui in passato ci hanno abituato, senza mai tralasciare l’eleganza dei testi e i riferimenti letterari. Quasar scorre velocemente nell’oscurità, un tappeto d’archi si contrappone alla voce graffiante di Blaine Reininger, già Tuxedomoon; in Resta a vederlo morire i toni si fanno più pacati, solo un piano ad accompagnare l’intima ballata di Davide Catinari. Kali Yuga segna lo spartiacque tra side A e side B, messa lì non a caso è un virtuoso brano strumentale che ci prende per mano e ci accompagna a conoscere l’anima sofferta di Golem.

Voodoo connection, il primo dei quattro brani in lingua inglese, chiarisce la virata dei Dorian Gray verso una nuova musicalità, meno cupa ma non per questo esente da ombre. Evoca gli anni ’80 e il sound dei Depeche Mode Crowded Brain; più sofisticata è Aticama Baby, brano per il quale vale davvero la pena perdere 30 minuti del proprio tempo per ascoltare Moonage Mantra. Così come s’è aperta si chiude la seconda parte del disco, ovvero con un brano strumentale e l’esperienza onirica di Dreams never sleep.

Due anime contrapposte nello stesso disco, due anime sofferte tra disagio e distruzione, architetture sonore assai diverse ma mai lasciate al caso. Giocano con le ombre i Dorian Gray, disegno immagini dai colori cupi, evocano situazioni e celano sotto strati sonori l’eleganza e la raffinatezza che da anni li contraddistingue.

Track List

  • DORIAN GRAY:
  • DIMENTICARE BURROUGHS
  • FORME E APPARENZA
  • QUASAR
  • RESTA A VEDERLO MORIRE
  • KALI YUGA
  • GOLEM IN LOVE:
  • VOODOO CONNECTION
  • CROWDED BRAIN
  • ATACAMA BABY
  • DREAMS NEVER SLEEP

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