DJ ROCCA presents TRIOROX Moods
2024 - IRMA Records
L’evoluzione è poi proseguita fino ad arrivare alle innovazioni di fine anni ’90, introdotte dal Nu Jazz e dalle fusioni con l’hip-hop ad opera di artisti quali DJ Spooky o DJ Wally, che aprivano le frontiere del terzo millennio.
Questo Moods rappresenta una conferma della vitalità dell’incontro fra le due dimensioni, ormai accettato e quasi dato per scontato da chi vive certe nuove tendenze.
Luca Roccatagli, alias DJ Rocca, incontra Giovanni Guidi (piano, Fender Rhodes, sintetizzatori) e Joe Rehmer (basso e campionature) per un evento decisamente organico ai tempi che corrono.
Roccatagli vanta un solidissimo curriculum nell’ambito della dance alternativa, nel quale spicca la collaborazione con Dimitri From Paris e Howie B; a questo si ricorda il felicissimo connubio con Franco D’Andrea, fertile incontro con l’ambito jazzistico. Guidi e Rehmer rinforzano questo aspetto apportando la loro esperienza maturata con artisti quali Rava, Lovano, Mintzer e altri.
Un caleidoscopio di influenze che danno vita a un lavoro in cui la separazione tra elettronica e jazz si disperde in una fusione organica, per nulla forzata anche nei passaggi più essenziali, al punto di rendere la differenza per nulla significativa.
Il disco si può suddividere in una sezione in cui il trio opera autonomamente, e in una nella quale il combo si avvale di collaborazioni esterne.
Esemplificativi per la prima possono essere i brani Angels e Corea. Qui l’essenzialità dell’organico esprime un’attenzione ai temi melodici con un equilibrio tra dance, pop, senso del groove e una spruzzata di jazz principalmente dovuta all’elastico ritmico e a qualche momento di improvvisazione. Brani che vengono accolti subito dall’ascoltatore per l’accessibilità unita ad una ricchezza di stimoli vivaci.
La seconda viene costruita con il contributo di ospiti importanti quali Gianluca Petrella (trombone), Luigi Di Nunzio (sax alto), Jacopo Fagioli (tromba) e Don Kilzelman (clarinetto basso) che, intervenendo in track separate, contribuiscono in modo decisivo all’arricchimento sonoro complessivo, senza enfatizzare il solismo ma aggiungendo tinte all’ordito musicale.
In Mirrors il trombone di Petrella gioca in un ruolo soul perfettamente compatibile con lo schema di dance alternativa del brano, che sarebbe stato benissimo in uno scenario alla Buddah Bar meno patinato e scontato. Contrappunto e interazione sono gli ingredienti per una pagina felicemente e gioiosamente collettiva.
Sax and the City offre un momento decisamente più “jazzato”, quasi free, nel quale l’ancia di Di Nunzio resta in primo piano senza tuttavia monopolizzare la comunicazione. La tromba di Fagioli in Mood One si inserisce perfettamente in una tessitura tutta “avant”, in stile Don Cherry. Il clarinetto di Kilzelman, in Next to Canada, arrotonda in modo ammirevole il groove di base conferendo colore e calore interagendo con il piano.
Un lavoro denso di idee e di saggezza musicale per l’equilibrio espresso tra i vari ruoli e la perfetta intesa degli artisti; una manifestazione di una tra le tante moderne tendenze del jazz, in grado di attirare molti ascoltatori e di soddisfare molteplici interessi.