Distropical Jaguarundi
2024 - Distropical
In Jaguarundi (mix e mastering presso il Blau Studio di Milano), tropicalismi e tribalismi rispecchiano l’animo selvaggio di copertina, riflessi subsahariani di magma sonori associativi e impollinazioni di stilemi primordiali fluiscono liberi nel loro esotismo.
Riti di iniziazione istigano il taglio di basse frequenze dinoccolate su mantra vocali nel nome di animismi trascendentali (Astral Langur), aguzzando certi appetiti ritmici e sonori di Clap! Clap! et similia.
Nella selva tropicale di Birds Of Toi si degustano invece leccornie tronfie di sapori che tenterebbero ad esempio cataloghi quali Far Out Recordings, Wonderwheel o Glitterbeat (con affaccio all'emisfero naturalistico dei Gala Drop prima versione).
Neanche il tempo di estasiarsi, al cospetto di cotanto mestiere, ed ecco la title track sfilare via su un carosello a cassa dritta, passo svelto e fiume in piena (dalle parti di Khalab), danza concitata e brusii spiritualistici esortati da un organetto traballante, travasato poi in Crabitation sotto effetto Talking Heads (miracolosamente vicino al passo leggendario di Houses In Motion ed innescato dal trotto di drumming filtrato in una sorta di resonant/delay).
Il risultato è uno spettacolo: un catino che ribolle senza mai traboccare, ma che incatena ad un’ipnosi subliminale in adorazione mistica.
All’eclissi dell'opera (Chuao Chuao), bassi analogici arpeggiati disvelano giochi di attack/release in torsione a strings&rings, il tutto a creare un nebuloso spettro sognante (per mano anche di field recordings dal Venezuela e tamburi afro-caraibici).
I Distropical, in conclusione, dalle periferie soniche del globo riescono a districarsi tra paludi sintetiche e sentieri faunistici con abilità prodigiosa, fino a convergere in quell'epicentro stratificato fatto di contaminazioni e scorribande festanti, assoluta gioia per le orecchie, ma anche trip dal grande impatto immaginifico. Nel genere, fra i migliori dischi dell'anno in corso.