Three Nights in Berlin<small></small>
Derive • Suoni

Delius, Pellegrino, Giust, Thomas, Heenan Three Nights in Berlin

2011 - Setola di Maiale

20/06/2011 di Gianpaolo Galasi

#Delius, Pellegrino, Giust, Thomas, Heenan#Derive#Suoni

Tra le nuove uscite dell’etichetta Setola di Maiale, questo live inciso a Berlino nell’ottobre del 2009 tra il locale alternativo Wendel, la sede dell’etichetta d’avanguardia Staalplaat e il teatro-café Sowieso.
Siamo nel distretto di Neukolln, quello a maggior densità di immigrazione e che offre una vistosa discrepanza tra la parte sud, ancora prevalentemente rurale, e la parte nord, prediletta da studenti universitari e artisti, alternativa e cool

Disco condiviso tra il tenorista e clarinettista Tobias Delius (Icp Orchestra, Steve Lacy, Louis Moholo-Moholo, Ray Anderson, Mark Feldman, Jeb Bishop), il chitarrista Mikaele Pellegrino, Stefano Giust (poliedrico, per stile e influenze, percussionista e fondatore dell’etichetta), Clayton Thomas al basso acustico (che ho visto personalmente a Oslo con uno sfocato e nemmeno molto innovativo progetto avant-core e sulla cui presenza nel circuito impro nuto più di una perplessità; nonostante abbia suonato e suoni con musicisti del calibro di Peter Brotzmann e Ken Vandemark; suppongo goda della loro stima e dunque può trattarsi di un musicista con delle potenzialità di crescita, che, da non musicista, possono benissimo essermi sfuggite), e il polistrumentista Chris Heenan.  

Il disco è diviso in tre parti, con i primi ventiquattro minuti (corrispondenti a Zoo off, City thought, Living floors) in quartetto (manca Heenan), la seconda metà del disco (As you, Was a thing) spartita tra Delius, Pellegrino e Giust, e l’ultimo quarto d’ora (Isn’t e Touch) in quintetto. Si tratta in effetti di un disco molto variegato e interessante, che ci presenta cinque musicisti dare vita a una talvolta densa e talaltra rarefatta e notturna materia sonora free form mai completamente astratta; intriga in particolare Tobias Delius, che qui suona in un contesto tutto sommato lontano dalla giocosa estroversione delle sue formazioni di base, ma anche Stefano Giust che ormai sembra completamente a proprio agio, coi suoi set di percussioni, in qualsiasi contesto (oltre che improvvisatore è compositore di musica acusmatica/elettronica); per quanto riguarda Clayton Thomas sospettiamo che lavorare con forme e tecniche non convenzionali possa essere rischioso per un artista evidentemente ancora in formazione (ricordo di averlo visto chiacchierare a lungo con Fred Lonberg-Holm), debbene non si possa dire che qui, all’ascolto, risulti fuori posto; Mikaele Pellegrino integra nel tessuto sonoro il suo stile fatto di risonanze astratte e percussività scure, nervose e sottili nello stesso tempo, mentre Chris Heenan, che ha suonato spesso in contesti performativi lavorando sulle risonanze dei suoi sax e clarinetti in ambito di elettroacustica ‘concettuale’ (spesso in coppia con Michael Vorfield) si trova qui perfettamente integrato. Disco che si regge sul dialogo tra generazioni e esperienze musicali differenti che tra derive post bop, astrazioni europee e etnicità decontestualizzate mostra un interessante tentativo di sintesi e rilancio di forme musicali complesse ed essenziali al tempo stesso.

Ricordiamoci che si tratta di derive, ovvero di musiche non appartenti al mainstream ma che, quando come in questo caso, ambiscono a una sintesi di esperienze espressive differenti, vanno misurate esattamente col criterio di questa stessa ambizione. In questo senso, non ascolterete nulla di inadeguato.

Track List

  • Zoo off
  • City thought
  • Living floors
  • As you
  • Was a thing
  • Isn´t
  • Touch