Delfeayo Marsalis The Last Southern Gentlemen
2014 - Troubadour Jass / IRD
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Per questa sua rara uscita discografica – Delfeayo lavora soprattutto come produttore – ha scelto di esercitarsi su ballate e standard della musica americana degli anni '30 e '40, interpretate con garbo e classe. Divertimento di lusso, come da premessa, senza voli pindarici o idee complesse ma frutto di un lungo lavoro di studio e selezione. Il feeling è rilassato e piacevole, limpido come il cielo di un sereno pomeriggio del sud, intorbidito solo dal suono intrigante e bluesy delle sordine del trombone e dalla batteria di Marvin “Smitty” Smith. Già collaboratore di Dave Holland e Steve Coleman, Smith è la rivelazione del disco. Il suo arsenale di percussioni crea un efficace fondale di colori e poliritmie per il solista: la swingante Autumn Leaves, il groove funky di Can You Tell Me How To Get To Sesame Street e il beat latino di The Man With 2 Left Feet sono gli esempi migliori. Dalla sua notevole perizia tecnica Delfeayo Marsalis distilla romanticismo in purezza, cullandoci con languidi fraseggi sul dondolo della memoria in bianco e nero: I'm Confessin' That I Love You è un blues lento di grande dolcezza; My Romance, che John Clayton introduce a sorpresa suonando il basso con l'archetto, è il brano più toccante della raccolta; Nancy (With The Laughing Face) risplende di grazia luminosa. Solo qua e là e temi e gli assoli si intensificano di sfumature e accelerazioni, come in Speak Low, costruito come un pezzo bop classico, con gli assoli e gli “stacchi” della batteria nel finale, e That Old Feeling.
Certo il trombone moderno, nel jazz, viaggia su strade diverse, e raccoglie stili e sonorità del passato per seminarli in un contesto più moderno, innovativo, controverso, vitale. Lo dimostra, nel suo piccolo, anche lo scenario italiano, che alle faccia del provincialismo e dell'esterofilia dilaganti (due facce della stessa medaglia) può contare su due giovani campioni delle strumento come Mauro Ottolini e Gianluca Petrella. Ma non è a un gentiluomo del sud che si può chiedere di aprire uno squarcio sul futuro, soprattutto se il passato è riletto come in questo lavoro, con classe e profondità. Per un'ora e dieci minuti vale la pena mollare l'ansia di modernismo a tutti costi e rilassarsi un po', magari per convincersi che, in fondo, la musica ha un grande futuro anche alle spalle.