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Dead Bouquet As Far As I Know
2014 - Seahorse Recordings/Audioglobe/The Orchard/NML
As Far as I Know è il nuovo lavoro dei Dead Bouquet, trio romano di estrazione folk rock e di indole vagamente psichedelica. La strumentazione è tradizionale, con le chitarre del cantante Carlo Mazzoli a intessere trame acustiche e la sezione ritmica composta dal bassista Daniele Toti e dal batterista Alberto Croce a sostenere il dipanarsi dei brani con buona capacità tecnica e dinamica. Un gruppo all’antica, senza orpelli elettronici e diavolerie digitali, ma che ha al suo arco inattese frecce espressive che rendono vivo e maggiormente interessante l’impianto sul quale sono strutturati la quasi totalità dei pezzi.
Non ci troviamo di fronte a un prodotto elaborato senza perizia compositiva, qualità che è già chiara dal pezzo d’apertura. The Dam -- cassa dritta e linea vocale cantilenante -- sembra non riservare particolare brividi, se non fosse per il graffiante inciso dal sapore grunge che conferisce senso e mordente all’intero brano; l’eco dei Creedence Clearwater in Curse è astutamente miscelata con spunti strumentali che ricordano il rock arioso degli U2, a stemperare e circoscrivere la momentanea divagazione country.
Barking At My Gate è più aspra e tagliente, armonicamente spigolosa, ricca di suggestioni seventies e di apparentamenti vocali e sonori con i Doors e i Jefferson Airplane. A Night On a Red Sofa sposta il focus musicale un decennio più avanti, ballad d’atmosfera in cui è evidente la personalità da sound engineer di Paul Kimble, che caratterizza il mix di questo pezzo con batteria e voce carichi d’ambiente, vicino in alcuni frangenti al suono di Mark Knopfler e dei suoi Dire Straits. Nobody’s Sky è il pezzo scelto come singolo ma probabilmente uno dei meno interessanti e centrati, con un’anima pop ispirata al rock dei Novanta che per alcuni è già feticcio, nostalgia di musica da cantina surclassata presto dall’arroganza dei suoni del nuovo millennio.
In chiusura è degna di nota Stories, inno solenne e austero dal finale strumentale trascinante e intenso, a cui Gilmour e Waters sorriderebbero con plauso. Un disco vero, come un discorso interessante e senza formalità.