De Francesco Cupio Invenire
2024 - Autoprodotto
È importante citare fin da subito i componenti della band, perché il loro disco, Cupio Invenire (Voglio Scoprire), rappresenta perfettamente la descrizione dell'aggettivo "corale", tanto è l'afflato che tracima dai solchi del lavoro, per esprimere un messaggio in cui testi e musica sono in equilibrio. Se Cupio invenire significa Desidero scoprire, sappiamo anche che il secondo significato di Invenire è proprio inventare; e infatti quello che rende il disco una sorta di concept album è proprio lo scambio tra ricerca, scoperta e invenzione, in un dialogo costante tra musica e letteratura, tra suono e lettura, tra clima sonoro e atmosfere scoperte nelle pagine di grandi scrittori.
Dall'iniziale Rodja - ispirata al capolavoro Delitto e castigo di Dostoevskij - , fino a Raoul, da La signorina Crovato di Luciana Boccardi, il gruppo guidato da De Francesco lascia sedimentare le parole degli autori e le fa diventare musica, reinventando storie e reinterpretandone le situazioni, a volte usando la prima persona, altre lasciando che la storia parli da sola, sostenuta da armonie e arrangiamenti che donano contemporaneità alle situazioni narrate; infatti, come sostiene De Francesco, “Nella lettura c'è la ricerca di un'esperienza altrui che susciti un’emozione profonda e che divenga poi fonte di ispirazione per l'analisi del proprio io e del proprio mondo.”
Funziona, tra l'altro, anche l'intreccio vocale tra De Francesco e Braga, che ricorda a tratti - e piacevolmente - quello tra Bianconi e Bastreghi, anche se il riferimento ai Baustelle, con relativi echi ai suoni anni Sessanta, come in Frequenze, è ampliato da altri tocchi, come quello di Dario Acerboni in Acqua ai fiori, sax imprescindibile, in una coda che dialoga con le tastiere di Rossetti, o quello degli archi di Elisa Locatelli, Pierferruccio Gasparini e Giuseppe Agosti - la prima viola, gli altri violino - nella dinamica Frequenze, mentre in Rodja si avverte la presenza del violoncello di Andrea Cielo.
La linea di clarinetto di Alice Fontana, che sa di calli veneziane, evoca poi la storia del clarinettista padre di Luciana Boccardi, Raoul, che contiene versi preziosi: "...nascosta nel buio c’è la felicità / continua a cercare nelle piccole cose / e poi c’è sempre la musica"; ed è proprio l'uso materico e cinematico degli strumenti a suscitare la maggiore suggestione, per come le melodie riescono a evocare le situazioni create dalla lettura. Ne è un esempio fulgido la reinterpretazione del capolavoro di Paolo Maurensig, La variante di Lüneburg, in cui l'uso delle sdrucciole dei versi si innesta alla perfezione con l'armonia creata dal rock scacchistico della band, tra tastiere ed elettrica.
Chiude il lavoro una riflessione acida sui nuovi autori - odiatori dei social, Galline, con versi ficcanti: "come le galline che razzolano male / spendo il mio tempo a predicare / credo di far bene / espongo il mio pensare senza approfittare per tacere", sottolineati da un arrangiamento irrisorio e solo apparentemente lieve, a ribadire che, in questi tempi approssimativi, occorre stare molto in guardia e andare oltre la superficie. Leggendo opere importanti, che ci arricchiscano. Ascoltando dischi intensi, come questo.