Dario Piccioni Hortus del Rio
2023 - Filibusta Records
Affiancato da Antonello Sorrentino (tromba), Vittorio Solimene (piano), Michele Santoleri (batteria) e Veronica Marini (ospite al canto in stile scat nella prima traccia), dà vita ad un lavoro a cavallo del Davis anni '67-'70 e della musica carioca nella multidimensionale visione di Gismonti.
I due elementi non sono integrati quanto alternati e, quindi, risultano in evidenza a fasi alterne.
Il primo riferimento (predominante) si basa sulla coralità dell’insieme, sull’uso di “vamp” del basso a sostegno di un groove, sul ricorso a un mix di strumenti elettrici e acustici, sulla presenza del Rhodes e su un senso melodico astratto, flessibile, recitato da una tromba a dinamica ed estensione controllata, ma profonda nelle scelte. Le composizioni, tutte originali a firma del leader, non sono derivative, ma evocano una lezione classica sempre fertile di risultati, utile a chi ascolta in modo orizzontale sia jazz sia rock (di un certo tipo ovviamente, sicuramente non l’heavy o l’Americana cantautorale).
La matrice è di tipo metropolitano, lontana dalla tradizionale struttura tema – chorus – tema; l’intreccio è ricco e costante e non si basa sulla vecchia logica a 32 battute quadrate; la fluidità prevale. Da questo punto di vista è esemplificativo già il brano di esordio.
Il secondo è presente non nel senso classico della bossa nova, bensì ricorrendo a una visione più personale, rielaborata al punto di arrivare all’interessante e inusuale solo in Carinhoso o alla più riconoscibile Falling Grace, entrambe a bassa coralità per dare giusto spazio al basso.
La ricerca non è rivolta al virtuosismo autoreferenziale; le doti degli strumentisti si manifestano più nella precisione delle esecuzioni e delle pronunce, creando sensazioni sonore che trasmettono più contenuti che grammatica. Armonie non elaborate, melodie chiare ma non rimasticate, strutture lineari e perfetta integrazione tra sezione ritmica e frasi soliste generano qualcosa di attraente e mai scontato.
Piccioni riesce a creare una vera dimensione di ensemble, nella quale tutti giocano un ruolo paritetico per un risultato molto superiore alla somma delle parti.
Un lavoro in grado di arrivare a tutti e quindi a tutti consigliato.