Daniel Johnston Hi , How are You: The Unfinished Album [Ristampe]
2022 - Goodfellas
Classe 1961, Daniel Johnston è stato, di sicuro, uno dei cantautori più controversi ed emblematici in circolazione, ma allo stesso tempo, anche tra i più acclamati dal mondo della critica musicale, tanto da essere definito come “il più grande outsider dell'ultima scuola di cantautori americani”.
Negli anni del fervore post – punk, Johnston è stato capace di reinventare il termine lo – fi adattandolo ai grandi della canzone pop, divenendo un’icona del folk che ha ispirato, tra l’altro, musicisti come Tom Waits e Kurt Cobain, ma anche personaggi come Matt Groening.
L’outsider che sognava di essere come i Beatles e di far cantare il mondo intero con le sue canzoni, ma che, alla fine, è diventato qualcos’altro: è diventato Daniel Johnston.
Scappato di casa per aggregarsi a un circo itinerante e vendere pop – corn, sebbene non sapesse cantare e suonare, Johnston aveva però molto da raccontare e lo faceva nel modo più sincero, trasparente e puro possibile tanto da riuscire a toccare le corde più remote dell’animo umano anche per mezzo di una voce sincera e commovente.
Nonostante abbia dovuto fare i conti con la schizofrenia e con il disturbo bipolare, Johnston si è da subito rivelato songwriter estroso e controverso in grado di travalicare la forma cantautoriale lasciandosi trasportare soprattutto dalla sua “visione fanciullesca”.
Johnston ha scritto canzoni semplici ma mai banali, canzoni che parlavano dei suoi mostri interiori, ma anche di speranza, d’amore e della vita quotidiana, e le ha registrate, soprattutto agli inizi, con mezzi di fortuna per poi regalarle ai passanti, creando così i presupposti per il genere lo – fi di cui si approprieranno molti esponenti dell’indie negli anni successivi.
Sesto album autoprodotto, Hi, How Are You: The Unfinished Album è sicuramente uno dei dischi migliori del songwriter pubblicati negli anni Ottanta, uno di quei dischi ritenuti essenziali ed imprescindibili e che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, dovrebbe ascoltare e lasciarsi trasportare in quell’universo parallelo che Johnston ha plasmato dal suo irrequieto stato d’animo, delineandolo per mezzo di espressioni ed immagini nitide.
Un disco che, come tutta la sua discografia, ha risentito molto dei suoi costanti crolli emotivi, ma che sono stati proprio questi crolli emotivi il punto di forza delle sue composizioni, tanto da renderle indiscutibilmente sbilenche e surreali.
Johnston mette sul piatto un’opera ingegnosa e controversa, in cui, passo dopo passo, si fanno strada, spinte da un approccio bambinesco, filastrocche dementi recitate con un filo di voce (Poor You, She Called Pest Patrol), composizioni di puro rumore ed inaspettate e preziose ballate pop come Big Business Monkey e Walking the Cow, quest’ultima uno dei brani più orecchiabili del disco, brano confusamente beatlesiano.
Johnston sviscera tutta la sua sensibilità genuina e disorientante, mescolando tra loro sacro e profano, in canzoni che, da un lato, vivono della tensione creata dai rumori di fondo e, dall’altro, mostrano la sua essenza cantautoriale: Hey Joe tra i pezzi più conosciuti dell’outsider americano, seducente ballata pop voce e chitarra tipicamente lo – fi.
Nel disco troviamo un Johnston ispirato in grado di far sue anche le influenze folk anni venti o del primo delta blues in cui sembra palesarsi il fantasma di Robert Johnson (Desperate Man Blues), fino a spiazzarti del tutto con trovate geniali come nel caso di Keep Punching Joe dove mette in scena un programma televisivo interpretando conduttore e ospite, con straordinaria verve comica, con un disco jazz per accompagnamento.
Menzione d’obbligo anche per la copertina, per certi versi fondamentale alla fama successiva del cantautore negli anni Novanta. Sarà infatti il disegno in copertina riprodotto sulla maglietta di Kurt Cobain agli Mtv Music Awards del 1992 a dare un sostanziale contributo alla notorietà del musicista.
Edito inizialmente su cassetta come da copione originale, questa ristampa è un atto dovuto all’estro sregolato di un outsider che è stato capace di conquistare numerosi sostenitori, anche nel nostro paese, per mezzo di un folk incontaminato ed adolescenziale, rendendolo un artista raro e unico nel suo genere.