Utica Box<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz • Batteria

Dan Weiss Trio Plus 1 Utica Box

2019 - Sunnyside

06/11/2020 di Paolo Ronchetti

#Dan Weiss Trio Plus 1#Jazz Blues Black#Jazz #Drum #John Bonham

Veramente interessante questo Utica Box dello strano “Trio più uno” di Dan Weiss. Intanto la formazione inconsueta composta da un pianista, due contrabbassisti e dal leader alla batteria. Abituato, per scelta, ad ascoltare i dischi la prima volta con un po’ meno attenzione e senza guardare note di copertina, non avevo fatto caso a molte cose. Mi era arrivato però un suono inusuale, bello, spesso potente, a volte molto raffinato soprattutto dal punto di vista ritmico. Un lavoro in cui la presenza del pianoforte di Jacob Sacks svettava timbricamente sopra una batteria molto presente e un sottotesto molto scuro che non avevo al primo ascolto indagato. Con gli ascolti, e leggendo la formazione, ho incominciato a rendermi conto delle stratificazioni del disco. I 17 minuti di Utica Box sono sicuramente un’apertura chiave. Dietro/attorno ad una sequenza pianistica metricamente sempre più complessa, viaggiano le continue variazioni dei vari musicisti. Ruolo di primo piano l’ha naturalmente il leader Dan Weiss che in ogni momento contrappunta, divide e muove ciò che apparentemente è una struttura rigida di riferimento. I contrabbassi di Thomas Morgan e Eivind Opsvik sembrano molto liberi di aggiungere e togliere suono e note verso una improvvisazione libera con un uso notevole dell’archetto. I diciassette minuti scorrono tra ostinati inesorabili e un paio di momenti in cui il silenzio sembra dominare (ma in testa, come una memoria, rimane spesso lo sfondo ritmico precedente).

In Rock And Heat tutto parte dall’inseguirsi dei due contrabbassi a cui solo dopo qualche minuto si inseriscono la batteria e quindi il piano in un crescendo dinamico di grande effetto. Emerge, col progredire dell’album, la percezione di una scrittura sempre più asimmetrica e complessa che però non perde mai fluidità grazie al bellissimo lavoro d’insieme frutto di anni di collaborazione. La lunga Orange ne è esempio limpido con i suoi undici minuti in cui la decostruzione iniziale del suono e della scrittura sembrano ricompattarsi pian piano. Please Don’t Leave gioca ancora tra pressione ritmica e una scrittura che va a perdere parti per poi riprenderle come in una idea di minimalismo sfalsato. La dolcezza di Last Time One More Time non lascia indifferenti con i due contrabbassi che si contrappongono dolcemente tra pizzicato e archetto appena sotto l’arpeggio di piano. Ma questo è solo ciò che avviene un attimo prima dell’ultima pagina, Bonham, che è sorprendentemente (?) dedicata al maestro della batteria, e primo ispiratore di Dan Weiss, John Bonham (si, proprio lui! Il batterista dei Led Zeppelin!). Naturalmente non un brano “Rock” ma un brano che ripropone una musica solo apparentemente astratta, ma in realtà fortemente strutturata, in cui la pressione ritmica è continua e diversificata anche nei momenti più tranquilli. È altamente probabile che un batterista preparato riconosca patterns ritmici riconducibili al grande “Bonzo” ma a chi semplicemente ascolta, rimane lo stupore di un linguaggio personale che colpisce.

Mi accorgo, all’ennesimo ascolto e provando a scriverne, quanto sia difficile parlare di questo album; quanto la scrittura sia complessa; quanto l’ascolto, superficialmente anche “leggero”, sia in realtà impegnativo; quanto questo disco sia difficile da valorizzare e comparare ad altro perché, in qualche modo, assolutamente unico come la sua ispirazione.

(Utica Box era, a fine 800, uno strumento di contenzione per i pazienti psichiatrici. Un box in cui una persona con crisi di agitazione veniva richiuso. Uno spazio chiuso in cui l’unica uscita possibile era la l’invenzione folle.)

Track List

  • Utica Box
  • Jamerson
  • Rock and Heat
  • Orange
  • Please Don`t Leave
  • Last Time One More Time
  • Bonham