Dalyrium Bay Dalyrium Bay
2024 - Autoprodotto
#Dalyrium Bay#Emergenti#Alternative #Ska #Metal #Musica balcanica #Punk
Sullo sfondo musicale che abbraccia i generi citati poco sopra, nasce L’uomo a testa in giù: una riflessione sulla scena politica attuale e sulla nostalgia legata alla figura di Benito Mussolini, che non viene mai citato, se non provocatoriamente per i fatti di Piazzale Loreto. La critica alla realtà continua in Deserto, un incrocio tra surf rock e punk in cui a essere criticato è il mondo del lavoro, che prende la forma di un deserto che inghiotte sogni, risparmi e disagi di chi non riesce a realizzarsi.
Parlando di futuro, in versione distopica, il sound di E se domani chissà… richiama il blues: è un brano nichilista in cui appare il desiderio controverso che l’umanità possa finire e collassare per sua stessa mano. Forbici, invece, parla della realtà musicale italiana, che coinvolge anche la band: nel testo c’è la disillusione nel vedere gente meno talentuosa e originale riuscire a sfondare nell’industria discografica, mentre alla voce narrante resta solo la rabbia per non riuscire a farcela. Le sonorità riprendono punk, ska, surf rock e musica balcanica.
Il tema della morte, più personale che generale, ritorna in Il cappotto di legno, un invito autoironico a ridere dei propri problemi e ad accettare quello che succede nella vita; il sound si avvicina al punk-metal con richiami a ska ed alternative. Sullo stesso sfondo sonoro si compone Tra ombrelloni e sdrai, una critica all’avidità delle persone che antepongono sempre il proprio bene a quello collettivo, fregandosene di un mondo che giace in condizioni catastrofiche. Il disco riprende un fatto di cronaca; nelle parole del testo sembra l’omicidio della giovanissima Yara Gambirasio, dalla sua scomparsa fino al ritrovamento del corpo in un campo: Senza dirmi dove descrive con minuzia queste fasi, il sound è ritmato e fonde insieme al punk suoni balcanici e caraibici.
Su uno scenario punk-metal e ska prende forma Logora, brano che ricorda la ciclicità della storia e quanto si stia insinuando nell’uomo il virus della guerra, riprendendo alcune ideologie del ‘900 che hanno represso violentemente ogni sorta di libertà. Ritorna la tematica della morte in Oh no!: un artista muore in diretta su Instagram, rendendo così pubblici il proprio fallimento e la disillusione per un presente che non ha creduto in lui e nella sua arte.
L’album si chiude con Kastità, in cui, su uno sfondo sonoro che fa abbracciare ska-punk con melodie della musica del Sud Italia, si parla di un evento storico: viene ripresa la fine di Luigi XVI, re di Francia durante la Rivoluzione Francese, morto come tutti gli altri ed egualmente dimenticato. Il brano deride i tiranni e il potere monastico, una forte provocazione nei confronti di chi ha sempre represso le libertà altrui per i propri interessi personali di potere.
Un disco attento, sensibile, critico e a tratti anche nichilista: Dalyrium Bay è un racconto crudo di una realtà cieca a ciò che è la storia, al suo ripetersi e alle condizioni disumane in cui giacciono la propria generazione, il mondo e l’attualità. Il disco, oltre ai testi, ci guida attraverso un’esplorazione sonora molto variegata; le trame dei brani abbracciano più sfondi musicali, permettendo alla band di muoversi agilmente tra il punk, lo ska, il metal, il surf rock e suoni tipici dell’Est Europa.