Cristina Dona´ Torno a casa a piedi
2011 - EMI
Molte cose sono cambiate nel mondo di Cristina dal primo album Tregua datato 1997. Senza parlare della famiglia e della “figliolanza” questo progetto si è sviluppato in una direzione sonora e testuale abbastanza diverso da quello cui eravamo abituati anche grazie al lavoro di produzione, musica e scrittura del compagno in questo viaggio Saverio Lanza.
La ricerca verso il territorio del pop si è fatta meno apparentemente visibile ma in filigrana sembra essere molto più evidente non come “sforzo verso” ma come mutata sensibilità di fondo. Non mancano le tipiche melodie un po’ sghembe, fatte di passaggi armonici piacevolmente arditi, e neppure quelle figure letterarie bizzarre e ironiche che fanno così “Donà”, ma questa volta il vestito delle canzoni è elaborato musicalmente in modo diverso e i testi sono molto più narrativi. L’album snocciola la già citata marcettina Miracoli che rimanda a un nobile pop inglese tra Beatles, Kinks e Blur. Anche In Un Soffio e Aquilone sembrano avere la stessa influenza di fondo mentre la bella Giapponesi (L’arte Di Arrivare A Fine Mese) rimanda ad altri episodi del passato di Cristina, come ad esempio Triathlon, così come Tutti Che Sanno Cosa Dire in cui le chitarre però forse sono troppo ordinate ed ordinarie.
Purtroppo nelle ballate il disco sembra faticare di più con canzoni belle, ma senza nessun appiglio cui restare aggrappato. Notevole eccezione è la splendida sofferta title track che si apre ad un ritornello solo apparentemente più riappacificato. Ma il disco purtroppo soffre di una produzione che rende troppo pulite le belle scelte fatte negli arrangiamenti, come se le bellissime idee dovessero essere seminascoste per non disturbare l’orecchio. Anche nell’uso della voce si vede lo studio fatto dalla Donà e non sto facendo purtroppo un complimento. Penso che Cristina abbia una delle voci “naturalmente” più belle ed interessanti in Italia e forse in Europa tutta. L’errore sarebbe di affidarla a chi esclusivamente lavora su una vocalità impeccabile tralasciando la componente espressiva ritenendola, a torto, naturale conseguenza di una “migliore abilità”.
Non sono dettagli e potrei sbagliarmi. Poi ogni età e ogni momento della vita rispondono a desideri diversi ed è giusto esplorarli come Cristina fa comunque con un’onestà di fondo evidente e in definitiva con un disco tutt’altro che brutto. Solo un album in cui non trovo, se non abilmente nascosta, quella sporcizia e quello sbilanciamento, “diversamente” pop, in cui mi piacerebbe ritrovarla.