
Confusional Quartet Confusional Quartet Play Demetrio Stratos
2014 - Expanded Music / Spittle New/ Goodfellas
La reunion del 2011, che aveva fruttato due album inediti, prosegue secondo questo paradigma conducendoci a Confusional Quartet Play Demetrio Stratos.
Sono molte e diverse le peculiarità di quest'ultimo lavoro discografico. La più importante è sicuramente la presenza della voce, scelta che si contrappone alla natura storicamente strumentale del quartetto. Più esattamente, però, si dovrebbe parlare di una presenza-assenza, di un ospite-fantasma e co-protagonista virtuale.
Stiamo parlando dell'immensa voce di Demetrio Stratos, a cui una breve presentazione, oltre ad apparire goffamente superflua, non renderebbe affatto giustizia.
In questa operazione di ripescaggio ricopre un ruolo fondamentale Gino Gizzi, produttore degli Area. Fu proprio lui a registrare le performance vocali del febbraio 1979 regalate dal cantate al Teatro San Leonardo di Bologna, ultimo concerto di Stratos, e riutilizzate in fase di registrazione. Un preziosissimo bis a distanza di 35 anni.
L'intenso lavoro di Gitti e del quartetto assume dunque i tratti di uno scavo archeologico-musicale che porta magicamente in superficie questi tredici brani (dodici godibili inediti ed una pregevolissima cover di Cometa Rossa) che ci catapultano magicamente nel bel mezzo degli anni '80.
La sperimentazione avviene chiaramente su più livelli. Le improvvisazioni vocali, le escursioni tonali, i vocalizzi circensi e pirotecnici di Stratos si fondono quasi per miracolo al tessuto di sonoro del quartetto bolognese secondo un processo di reciproca influenza. Sta proprio qui l'originalità di questo singolare tributo: non si è semplicemente trattato di musicare le performance vocali di Stratos; queste, piuttosto, sono state manipolate, mixate e lavorate a tal punto che il titolo del disco è da intendere in maniera assolutamente letterale.
Il Confusional Quartet ha infatti 'giocato' con una voce immensa senza mai mancarle di rispetto, per poi musicarla senza tradirne l'essenza, riuscendo a conciliare la natura divulgativa del tributo alla complessità – non solo vocale – di un artista del calibro di Demetrio Stratos.
Tanto di cappello.