Common The Auditorium Part 1 [Lost & Found]
2024 - Loma Vista - Universal
Questa volta il mood è completamente differente, ed il quindicesimo capitolo discografico del rapper di Chicago, pervaso da un contagioso afflato corale e celebrativo, è un monumento di resistenza esistenziale, edificato sulle fondamenta di un hip hop consapevole e maturo, che tiene i piedi ben piantati negli anni ’90. Davvero niente male, per uno che ha vestito i panni del villain in John Wick 2, dandosele di santa ragione con sua maestà Keanu Reeves. La mano di Pete Rock pesa i beat con la sapienza che solo un architetto del suono, con l'insostituibile sapienza di un veterano cresciuto nel Bronx, può garantire. Bastano infatti i primi trenta secondi di Dreamin’ per capire per quale motivo l’album non sia unicamente intestato al rapper. Questa prima parte di The Auditorium Part 1 è una vera e propria parata in onore della black culture che, tra tributi ad amici mancati troppo presto (J Dilla, ma anche Trugoy dei De La Soul) e sferzate soul funk, cesellate con una classe semplicemente imbarazzante, assesta un colpo di grazia dietro l’altro, inanellando una serie perfetta di incastri tra campioni da urlo e beat gonfi, tondi e grassi, dal cui abbraccio, generosamente carico di appiccicose basse frequenze, è impossibile divincolarsi.
La street life philosophy di Common si fonde senza soluzione di continuità con un sound semplicemente sontuoso, che, sorretto dalla granitica solidità di un flow mai a corto di contenuti, aspira a disintegrare i pregiudizi e le maldestre convinzioni di chi, a 51 anni dall’inizio di un’avventura che ha letteralmente rivoluzionato la musica popolare a cavallo di due secoli, ancora non si rassegna al gioioso e inappellabile verdetto della storia.