Claver Gold & Murubutu INFERNVM
2020 - Glory Hole Records
La prima traccia è Selva Oscura, il violino che genere angoscia quasi sovrasta le voci delle anime dei dannati che riecheggiano i celebri versi: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.
Con Antinferno ci facciamo strada tra gli ignavi, che in vita non hanno preso alcuna scelta. Una vita quindi “Senza infamia e senza lode, senza vita e senza morte”, la strofa di Murubutu, incalzato dalla batteria, ci fa capire meglio chi sono: non sono angeli, non stanno con Dio o con Lucifero. Ne sono un esempio Celestino V e Ponzio Pilato.
Degli archi introducono Caronte, dedicata al demone dagl’occhi di brace che traghettava le anime destinate agl’inferi. Esso offriva “un passaggio per un'altra vita, perché la vita non è come vuoi”. Sarà solo un’illusione poiché salendo sulla barca, saranno destinati a patire la dannazione eterna.
Ispirato al V canto, Paolo e Francesca ci porta tra i lussuriosi. Ripercorrendo la storia dei due amanti uccisi per il loro amore clandestino, ci viene spiegato la storia del loro amore scaturita da un bacio. Lei però è già sposata, così compie “Il migliore tra i peccati”, una valida ragione per essere dannati, almeno secondo Giuliano Palma. Un assolo di tromba ci conduce ad una citazione del sommo poeta inserita nel flow da Claver Gold: “Amor, ch'a nullo amato amar perdona".
Con Pier si effettuata una attualizzazione del suicidio. Il sentirsi abbandonati, chiusi “dentro un guscio di paure” e stanchi porta a non avere la forza per stare in compagnia. Ma la mentre rimugina: “Nessuno gli chiedeva mai, mai come stai? Scoppiano bolle che contengono la fantasia, Io ti dicevo: Vai tranquillo, Pier, che ce la fai”.
L’ottava bolgia diventa l’ambientazione del brano Ulisse, dove si trovano i consiglieri fraudolenti. Con un intro di chitarra, Murubutu ci spiega che si trova di fronte ad una fiamma con due punte. Una di queste è proprio Ulisse reo di aver ingannato i troiani col cavallo di legno. Claver Gold racconta brevemente le vicende dalle “voci di sirene offuscano la mente” fino ad Elena che “disfa la tela”. Nel finale, tra le note del piano, si menzionano altri due inganni dell’eroe di Itaca: “Quando il ciclope mi parlò io risposi: "Nessuno"”.
L’ultimo canto viene descritto in Lucifero, ne viene narrata anche la storia. Esso era “L'angelo più bello del paradiso” e adesso si trova “Giù, maledetti come la città dei fiori”. Batteria e bassi con andamento orientale fanno da base per la descrizione di Murubutu: “Grande bestia con sei occhi, con tre bocche, Maciullava nella notte Giuda, Cassio e Bruto”. Sappiamo ancora che si trova “al lato opposto di Gerusalemme”.
L’album termina con Mondo Chiaro che consiste in estratti da pezzi precedenti dei due artisti a tema Inferno. Il merito di questi due artisti è di reinterpretare uno dei classici della letteratura italiana, donandogli una nuova veste.