Claudia Crabuzza Grazia, la madre - Omaggio in musica a Grazia Deledda
2022 - Squilibri
Ogni volta che Crabuzza pubblica un lavoro, quindi, non è mai casuale, né per inseguire facile successo di classifiche mordi e fuggi: va in questa direzione anche l'ultimo, prezioso disco, Grazia, la madre, omaggio al Premio Nobel per la letteratura, la conterranea Grazia Deledda, per alcuni versi simile alla cantautrice, nella tensione verso le problematiche di genere, nell'attaccamento alla propria terra, nella volontà di rappresentare un mondo atavico, sorretto da valori declinati in ogni epoca seguendo le trasformazioni della società.
Stefano Starace è autore dei testi, Andrea Lubino e Fabio Manconi (Chichimeca) hanno composto la musica, Crabuzza ha adattato il tutto, con l'intenzione di rendere, in dieci canzoni, altrettanti romanzi di Deledda, in ognuno dei quali il lettore ha potuto ritrovare il respiro dei grandi narratori, in primis russi, e solo apparentemente veristi e naturalisti, poiché l'intento della scrittrice non è descrivere oggettivamente le sequenze di avvenimenti, ma penetrare nel profondo dell'animo umano e delle sue contraddizioni, rappresentandolo come un respiro unico, che trova la propria specificità nel contesto in cui esso si muove.
Concept album, quindi, profondamente collettivo, grazie a un lavoro corale, che ha coinvolto le migliori menti dell'Isola e non solo, dai già citati Lubino e Manconi, alla poesia di Paolo Pillanca, fino alle traduzioni in sardo di Michele Pio Ledda e alle collaborazioni di Massimo Pitzianti, storico collaboratore di Paolo Conte, e di altri autori della Squilibri, Canio Loguercio (profondo controcanto nell'elegante e coinvolgente Fra cent'anni un'altra, dall'indiscutibile fascino contiano). Sono anche presenti, fra gli altri, Mirco Menna (voce nella drammatica Fra me e te) e Massimo Donno (in Una cosa da niente, che si avvale anche del coro di Elisa Carta). Tutte le tracce e tutti gli artisti, comunque, sarebbero da citare e lodare, per il gusto con cui ricamano il tessuto musicale dei brani, arricchendoli con sapienti e suggestivi tocchi interpretativi: qui il clarinetto di Dante Casu, là il flauto di Tony Chessa, qui la slide di Andrea Pica, là le launeddas di Zoe Pia, e molti altri, che vi invitiamo a scoprire con un ascolto approfondito.
Ma Squilibri non si ferma alla pura composizione; ci ha abituati a concepire una produzione multidisciplinare, che ha nel libretto una parte sostanziale del progetto. Ammiriamo dunque i dipinti suggestivi di Narcisa Monni, le fotografie di Marianne Sin-Pfältzer, mentre ci arricchiscono le introduzioni di Dino Gesuino Manca, Neria De Giovanni e Antonello Zanda, fino a un QR Code, che ci permette di seguire Itinerari deleddiani, un documentario del 1962 di Remo Branca, nella versione restaurata della Cineteca Sarda.
Se Deledda è stata la madre per tantissimi e tantissime, questo disco rappresenta un ritorno fra le braccia della vera, antica madre: la Terra Sarda.