Christone "kingfish" Ingram KINGFISH
2019 - Alligator / IRD
Nelle sue dita, dentro a quel tocco, ci sono Chicago e il Mississippi, il Texas di Freddie King e la Memphis di Little Milton, mentre la sua voce abbraccia il soul e il suo sound incontra il rock. La padronanza delle dinamiche è evidente in ogni accento, nei fraseggi blues e nell’enfasi posta sulle esecuzioni nitide, negli slow, come That’s Fine By Me, in cui i gemiti della sua chitarra stritolano il cuore. E poi, appena scorgiamo i ricami jazz di Love and My Favourite Word, subito spariscono mescolandosi fra ottave veloci e lampi alla Stevie Ray Vaughan.
Outside Of This Town, invece, il pezzo scelto per il lancio del disco, è un abile gioco tra ampli e pedali, con un Fender Twin Reverb tirato in overdrive che rammenta il suono di Billy Gibbons e che sporca gli assoli condotti con padronanza da veterano. Mago nel trascinare il ritmo fuori dal tempo, Christone Ingram dimostra tutta il suo gusto in pezzi dal beat stuzzicante come If You Love me, scritto assieme al talentuoso giovane amico Jontavious Willis, che vede Billy Branch all’armonica e Keb’Mo alla ritmica, mentre sui ritmi sincopati di Trouble, trascinati dal groove micidiale di Tom Hambridge alle percussioni e Tommy MacDonald al basso, appare un’energica chitarra che ricorda tanto Gary Moore.
Registrato a Nashville, sotto contratto con una delle etichette che hanno fatto la storia del blues, la Alligator, e aiutato dalla voce, chitarra e resonator di un maestro come Keb’Mo, che compare in ben 6 brani ma brilla col suo sound americana su Listen, l’album di debutto rappresenta già un intero curriculum.
Tenuto a battesimo da un’icona come Buddy Guy, che se lo porta a spasso come apripista nei suoi tour, Christone ha avuto il piacere di ospitarlo in Fresh Out, dove i due se la spassano dialogando tra funambolici fraseggi e voci tremendamente blues, sul delizioso tappeto di Sammon al piano.
Il lavoro in fase di produzione del pluri vincitore di grammy Tom Hambridge, mette in mostra il suono disarmante della chitarre che, ispirato come può essere solo un bluesman cresciuto in Mississippi, ha occhi sul futuro ma linfa delle radici nelle vene. Così, alla maniera della Old School di Chicago, Ingram tira gli assoli di It Ain’t Right legandoli fino a rimanere senza fiato. Ma il ragazzone di Claksdale sa esattamente ciò che deve fare: niente sontuosi e inutili licks, ma canzoni del giusto colore, senza esasperati virtuosismi o tecnicismi da manuale e l’interpretazione che Kingfish riesce a dare a ciascun accordo segue le emozioni di ogni brano.
Il debutto pare all’altezza delle voci che lo descrivono come la promessa del blues contemporaneo, un disco intelligente, arguto, senza escursioni troppo fuori dalle righe, in cui Christone esprime gli accenti giusti, le note importanti e mette un’ipoteca sul futuro della musica americana.