Cassandra Jenkins My Light, My Destroyer
2024 - Dead Oceans
#Cassandra Jenkins#Rock Internazionale#Songwriting #folk-pop ##indie-pop
Con queste fresca uscita, terza sulla lunga distanza, Jenkins innesca dunque un gioco a carte scoperte e riannoda i fili di un vellutato folk-pop, nonostante il cambio di “guardia” dalla Ba Da Bing! (nel cui roster figurano, fra altri, Tiny Ruins, Noveller, Aoife Nessa Frances, Sharon Van Etten, The Veils) alla meno longeva ma più espansa Dead Oceans.
L’album si edifica intorno a una nutrita e collaudata schiera di collaboratori (El Kempner, Meg Duffy, Daniel McDowell, Isaac Eiger, Katie Von Schleicher, Zoe Brecher, Josh Kaufman, Stephanie Marziano), riunita a sostegno della produzione del losangelino Andrew Lappin (L’Rain, Vagabon, Marina).
Fra le pieghe dell’attitudine folk si fa fitta, talvolta, la foschia di risonanze chamber (si può dire di una delicatezza ricorrente nei dischi della nostra), come quelle allignate al pezzo d’apertura, delicatissimo primo assaggio servito sul piatto di prelibatezze dal retrogusto affine a Meg Baird e Laura Veirs, con la ciliegina finale di un crescendo di fiati dall’aria orchestrale.
Tutt’altro che piatto il tenore ritmico e armonico, celebrato ad esempio sull’altare di tribolazioni folk-rock ben più accentuate (Clams Casino, Petco), e saldato al tempo stesso su un registro di voce morigerato (di quel velluto à la Cate Le Bon), a dispetto dell’elettricità circostante.
Vocalità che si adatta pure a esperimenti avant (Delphinium Blue), e, perché no, assai compatibile con le coraggiose sortite di Gwenno in Le Kov. Salvo poi, a conferma di una camaleontica sensibilità artistica, intercettare con grande efficacia le trame folk più classicheggianti (Aurora, IL) di una Bedouine al suo meglio.
Son tre le ballate da registrare: una Omakase ancora alle prese con i postumi dell’ammaliante flirt che l’ha preceduta (quello tra il sax tenue e il piano liquido di Betelgeuse), e le altre due (Tape and Tissue e Only One) al tramonto del disco, in perfetta sequenza a cullare chi ascolta, dolcemente condotto alla chiosa di Hayley (cameristico tocco radicato Penguin Cafè), senso della misura ed eleganza solenne applicate alla musica.