Butcher Mind Collapse Night Dress
2011 - Bloody Sound Fucktory
#Butcher Mind Collapse#Derive#Avantgarde #Avant rock #Alternative #Post rock
Già attivi in varie bands della scena underground locale, tra cui Lebowsky, Guinea Pig, Jesus Franco & The Drogas, nel 2008 hanno esordito come BMC, pubblicando nella prima parte del 2011 il loro secondo lavoro, sempre per Bloody Sound Fucktory.
Night Dress, registrato da Giulio Ragno Favero degli One Dimensional Man e de Il Teatro degli Orrori e da Giovanni Ferliga degli Aucan, è un disco riuscito e di forte impatto, che getta l’ascoltatore dentro un’oscurità densa e minacciosa, avvolgendolo con le atmosfere malate che la band padroneggia.
Pieroni e Franconi costruiscono una base ritmica solida e puntuale, caratterizzata dall’uso della chitarra baritono al posto del basso, su cui si innestano i due elementi maggiormente caratterizzanti il suono del gruppo: la voce di Iencinella, potente e duttile, capace di muoversi su territori ostili che rimandano nientemeno che a Captain Beefheart, Waits e Patton, e dal sassofono di Amici, vero asso nella manica che regala un tocco speciale al sound della band, spostandolo su fronti che in qualche modo riecheggiano i Van Der Graaf più “rock”e i Pere Ubu.
Le otto canzoni sono ben definite ed arrangiate con varietà di soluzioni, e riescono a regalare sempre qualche sorpresa, offrendo nuovi spunti ad ogni ascolto.
L’iniziale The Forgetter spiazza e confonde le acque, mescolando litanie ed ansimi vocali alternate a spigolose ripartenze ritmiche e stacchi chitarristici rock, Complicity offre una base elettronica quasi industrial in stile Aucan su cui spinge il sax per una storia di colpe e punizioni, mentre i sette minuti di Night Dress offrono un blues allucinato al sapore di Pere Ubu, in cui la vocalità inquieta di Iancinella racconta una storia di impossibile fuga dai propri demoni e dalle proprie ossessioni, dialogando con il sax di Amici e gli interventi pianistici di Favero e Ferliga.
Con The Loss si precipita nei meandri dei Van Der Graaf più oscuri ed evocativi per sfumare su nebbiose atmosfere ambient, Killing a fly with a sword è un country’n’roll febbricitante di omaggio al mai abbastanza compianto Capitano Cuore di Bue, Guilty e Comig Times spostano l’asse sul garage punk sparato a cento all’ora, mentre Flameless Hell e Spiderwebs rallentano la velocità e si muovono in atmosfere dilatate, regalando rispettivamente esplosioni free e evocazioni sulfuree su torbidi substrati garage e blues.
Il lato noise del rock, la velocità garage, l’oppressione industrial, il senso di claustrofobia di certa elettronica, e qualche divagazione free sono le stelle polari da cui i BMC si fanno guidare nel loro “viaggio al termine della notte”, viaggio che porta dritto dritto al fondo del blues, ovviamente quello più malato, disossato e distorto, di cui si propone una lettura non in termini di genere ma di attitudine all’oscurità ed all’inquietudine. Un disco interessante e coraggioso.