Buffy Sainte-marie Power In The Blood
2015 - True North / IRD
#Buffy Sainte-marie#Americana#Folk #Folk rock #Elettronica #Blues Soldier #Piapot #Saskatchewan #Canada
Si parte con una spiazzante versione di It's My Way, ripresa dalla canadese dal suo omonimo album di debutto. Quello che nel 1964 suonava come un coraggioso inno alla libertà ed all'autodeterminazione dell'individuo, appare oggi, nella sua nuova chiave riverberata, come certificazione finale, confermazione sacramentale di uno sconfinato percorso artistico in cui musica ed impegno politico e sociale si sono sovrapposti a tal punto da rendere impossibile, oltre che inutile, la distinzione dei rispettivi confini. It's My Way rappresenta pertanto il filo conduttore che, trapassando una sterminata carriera, ci conduce dopo sei anni dall'ultimo capitolo discografico alla sfaccettata e sfacciata modernità di Power In The Blood.
La title-track è l'estrema conseguenza, la mutazione finale che ingloba tanto il folk-rock più duro quanto l'elettronica più incisiva. Si tratta di una versione ottimamente prodotta dell'omonimo brano degli Alabama 3, band folktronic inglese. A livello concettuale nessuna frattura, ma solo necessaria continuità (a sottilinearlo la registrazione di una datata protesta popolare ad introduzione del brano). Voci meccaniche e robotiche, sospinte da bassi che colpiscono come manganellate la scatola cranica dell'ascoltatore, danno corpo a questo potentissimo inno contro la guerra e l'establishment tutto. La musica cambia, uomini e donne invecchiano, ma il nemico da combattere resta sempre lo stesso. Di ben altra forma appare Ke Sakihitin Awasis, che rappresenta a conti fatti il rovescio stilistico di questa nuova imponente medaglia. Il brano è stato scritto con la prestigiosa collaborazione del produttore e musicista Norbert Putnam, professionalmente legato a mitologiche figure del calibro di Joan Baez, John Hiatt e J.J. Cale. Qui un dolcissimo arpeggio di chitarra sorregge una struggente melodia vocale che ci trasporta leggera verso praterie sconfinate, quei magici luoghi in cui lo storico vibrato della cantautrice ha la possibilità di dispiegarsi come immense ali d'aquila.
La ritmica sintetica in levare che danza con cori di indigena provenienza in Sing Our Own Song, la leggerezza country di Farm In The Middle Of Nowhere e la delicatezza quasi chill-out dagli echi dream-pop di Love Charms (Mojo Bijoux): stranisce fin quasi allo stordimento l'escursione stilistica dell'album, soprattutto se comparato al vecchio e puro folk d'annata. Straniamento che si risolve subito in una ferrea consapevolezza: Buffy Sainte-Marie, non del tutto nuova a questo tipo di sperimentazioni, si riconferma sensibile interprete di un mondo in costante mutamento, le cui modificazioni traspaiono dalla sua musica senza mai intaccarne l'approccio. Quello si conserva intatto, puro power in the blood.