Brunod/ Mella/ Boggio Ferraris Italian Jazz Book Vol. 1
2018 - UR Records
#Brunod/ Mella/ Boggio Ferraris #Jazz Blues Black#Jazz #drumless trio #Maurizio Brunod #Aldo Mella #Gabriele Boggio Ferraris
Grande interplay e fluidità del suono sono le caratteristiche comuni dei brani che caratterizzano un album riuscito e in cui spiccano alcune pagine a partire dall’apertura di Dancas di Andrea Allione. Un omaggio doveroso e riuscitissimo a un grande chitarrista italiano scomparso prematuramente nel 2013 a 53 anni (fu lui, nel 1987, a sostituire Jimmy Villotti nell’orchestra di Paolo Conte). Il tema emerge dopo un delizioso pedale che apre alla cullante cantabilità di sapore latino che il trio rende efficacemente dividendo il tema tra parti di chitarra, unisoni di chitarra e vibrafono, parti di vibrafono e lasciando il bridge ad appannaggio del contrabbasso di Mella. I successivi soli, ancor più che per la riconosciuta tecnica, si fanno apprezzare per un gusto e una misura che rimarranno tra le caratteristiche di tutto il disco. Dopo l’Ipnotic Sad Loop di Brunod, con i suoi carezzevoli dedali ritmici, arriva la bella dolcezza de Le Solite Cose di Enrico Rava anche se forse non indagata con la dovuta profondità. Mella regala al disco Fafa un bel tema sul quale il trio lavora compatto dando a Brunod la possibilità di variare timbriche tra suoni lunghi ed ipnotici, su cui si appoggiano i vari soli, e suoni più nervosi e ritmici. I Gazzillori è un delizioso tema di Di Bonaventura basato su una struttura semplice ed efficace a cui il trio riesce a restituire bene cantabilità e dolcezza. Cherries è anche pretesto per una bella pagina per contrabbasso di Mella musicista che da tempo suona il brano anche con l’autore del brano Franco D’Andrea. Sempre il suono profondo di Mella introduce, con bravura ed eleganza, Indaco del trombettista Alberto Mandarini. Il brano rimane misterioso ed etereo sino ad un crescendo, nella seconda parte, che sta tutto nelle abili mani di Boggio Ferraris. La chiusura è affidata ancora alla penna di Rava. La sua Da Silva, forse il brano meno recente dell’intero disco, riprende nella struttura l’arrangiamento del brano iniziale con un naturale lungo pedale sul quale si appoggia poi tutto il brano. Il suono qui si fa nervoso e veloce e si evidenzia un lavoro incessante di Brunod qui alle prese con suoni distorti e un (probabile) uso di delay con tempi velocissimi. Naturalmente Mella garantisce la precisione ritmica sulla quale si muove bene anche il vibrafono di Boggio Ferraris.
Insomma un bel progetto e un bel disco che convince al massimo proprio nell’apertura e nella chiusura mantenendosi comunque su ottimi livelli, e senza cadute di tensione, per tutti i brani. Il merito va sicuramente, oltre che alla bravura dei singoli musicisti, al bell’amalgama del trio, che mai eccede in individualismi inopportuni, e all’accurata scelta e produzione dei suoni.
Maurizio Brunod - Guitar
Aldo Mella - Doublebass
Gabriele Boggio Ferraris - Vibraphone