Braschi & Jd Foster Richmond (ep)
2014 - Brutture moderne / Audioglobe
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’autentica invasione di autori e musicisti che sembravano vergognarsi di usare il proprio nome e cognome: da The Tallest Man on Earth a Bon Iver, fino al nostrano Le luci della centrale elettrica, abbiamo fatto girare quei monikers nella bocca, senza capire mai davvero il motivo di questo vezzo. E’ capitato anche a Federico Braschi, giovanissimo romagnolo di Sant’Arcangelo, che ha esordito qualche anno fa, facendosi chiamare Lui Sono Io e pubblicando nel 2013 un album, Storia di Una Corsa, che conteneva dieci tracce, interessanti, ma ancora imprecise.
Dopo un anno, ecco Braschi riappropriarsi della propria identità, e fare uscire un ep decisamente migliore del disco precedente,con solo quattro pezzi in miracoloso equilibrio fra italiano e inglese, incisi, come per la precedente opera, presso il Montrose Studio di Richmond, Virginia, USA: da qui il titolo, appunto, Richmond, uscito in maggio, coprodotto e firmato da JD Foster, produttore, bassista, polistrumentista, compositore e songwriter, che vanta collaborazioni con Marc Ribot, i Calexico e Capossela; fra l’altro, Joey Burns stesso canta con Braschi, con un suggestivo spoken words in Santa Monica, il pezzo che apre l’ep, mentre Jacob Valenzuela presta la sua opera in tutto il disco (tromba e vibrafono). Inoltre, altri musicisti di vaglia hanno partecipato alla registrazione: Ryan Alfred ha curato le sovraincisioni, Charlie Glenn ha suonato tastiere e chitarre acustiche, mentre percussioni e batteria sono state curate da Tyler Williams.
Ne emerge un tono nu-folk, profondo e ricco di sfumature, che si stacca nettamente dalle consuete produzioni indie, per la cura dei dettagli nell’arrangiamento: evocativo di grandi spazi e nostalgico nell’uso della tromba in Santa Monica (pezzo presente anche nel precedente lavoro, ma qui molto più compatto e intimo), vivace e mosso in Il ponte sul fiume che non c’è, la più gucciniana del poker di canzoni (e Guccini viene evocato anche dalla dizione dalla zeta morbida di Braschi…), intessuto sull’intreccio delle voci in Old Stone bridge, che richiama sonorità alla Wilco, e infine ricco di echi in bilico fra la via Emilia e il West, in I tuoi occhi, originale e ancor più suadente rivisitazione di All About You degli Slummers.
L’augurio di tutti è che l’ep sia l’anticipazione di un’opera più completa, e che la qualità degli altri brani si mantenga sul livello di questi: le premesse ci sono tutte, e Braschi dal vivo è bravo e comunicativo.