![For Emma, Forever Ago<small> [<strong>Lost & Found</strong>]</small>](/foto/musica/recensioni/big/5754-bon-iver-for-emma-forever-ago-20201202152640.jpg)
Bon Iver For Emma, Forever Ago [Lost & Found]
2007 - Self-released /Jagjaguwar
Anelo il mare, così io ti volevo
La notte di domenica, perché
La vita è spreco vuoto senza te
Thomas Hardy
Ricordi quella volta in cui ascoltando For Emma, Forever Ago scoppiasti a piangere? Eri così bella, così fragile e stanca. Rannicchiata sul mio divano, in ascolto. THE WOLVES (ACT I & II). Credo sia stato quello il momento, l’istante esatto. Mentre la puntina sfiorava i solchi, un altro tipo di ago, più profondo, invisibile, cominciò ad accarezzare le corde del tuo cuore e a scardinare lentamente la custodia dei ricordi. La voce di Justin Vernon fu la colonna sonora di quel nostro pomeriggio che volgeva lentamente al termine. Bon Iver attraversò le nostre anime, regalandoci un instante di meraviglia che ancora oggi riverbera e pulsa forte come allora. Tu non potevi sapere, non immaginavi. Anche io, come te, lo scoprii per caso. SKINNY LOVE. Fu lei (qualche tempo prima) a scegliermi o, se vogliamo, a cogliermi di sorpresa la prima volta. Quando arrivò, la mia mente ne fu totalmente rapita. Quel modo di cantare, quell’andamento ipnotico, quegli intrecci di suoni sghembi e ipnotici, quel carico di disperazione rauca, dolente. Dovevo saperne di più. Non passò molto che tra le mani potei finalmente scartare il 33 giri da cui quella canzone arrivava. Decisi di fidarmi e affidarmi procedendo completamente a scatola chiusa nell’acquisto. Forever Emma. Sulle prime pensai ad Emma Lavinia Gifford e alle poesie che per lei compose Thomas Hardy, in vecchiaia. Un parallelismo del tutto privo di fondamento logico ma che mi convinse di due cose: la prima, che Emma fosse un nome squisitamente musicale per una musa ispiratrice; la seconda, che il titolo For Emma, Forever Ago fosse perfetto per descrivere l’atmosfera emanata da quell’affascinante opera prima.
"And now all your love is wasted and then who the hell was I?"
Un amore andato a male, il distacco necessario dalla propria band, un tuffo nel nulla a base di isolamento, freddo, neve, introspezione, silenzio, battute di caccia, una vecchia capanna, i boschi del Wisconsin, un doloroso reflusso creativo e un artista ammaccato dalla vita ma armato di chitarra e storie. Allo sbando. Alla ricerca di quel senso che tanto spesso a tutti noi sembra sfuggire di mano, di lato, da tutte le parti. Nasce da queste premesse un disco destinato a cambiare la storia, il tipico album fai-da-te che poi, complice una fortunata serie di coincidenze, arriva alle orecchie giuste al momento giusto. Ed è così che nove canzoni autoprodotte (e inizialmente pensate per restare a prender polvere in un cassetto) diventano un riferimento di culto nel mondo indie e della canzone d’autore. Seguono vendite stratosferiche, tour, recensioni, interviste, ristampe, elogi, paragoni. In quei brani, però, splende ancora l’irripetibile scintilla di un’unicità dettata dalla magia o dalla follia di un momento. Mister Vernon, un Sig. Nessuno incazzato col mondo, alla ricerca di identità e risposte, che vomita musiche per esorcizzare veleni, fantasmi, smarrimenti.
"What might have been lost"
Già, che cosa e dove e chissà se mai lo ritroveremo. Vale per noi, abbracciati su quel divano, vale per Justin Bon Iver Vernon che, a quanto pare, canta ancora quelle canzoni per cercare di comprenderle e di comprendere come, quando, perché e tanto altro.
Il vuoto.
La perdita.
Emma, Emma e ancora Emma.
RE: STACKS
"Whatever could it be that has brought me to this loss?"
A volte, proprio quando tutto sembra ormai finito, è lì che in fondo si annida il senso più autentico delle cose. Come tra quei cuscini, nel giorno che si fa sera. Molto forte, incredibilmente vicino. BLINDSIDED. Acccecati, soli, nudi, tremanti. Vieni tra le mie braccia, non pensare ora. Chiudi gliocchi.
"Your love will be safe with me"
Stop.
FLUME.
"Nothing’s more"