Bobby Long Ode to thinking
2015 - Compass Records / IRD
Da alcuni anni vive a New York e pubblica ora il suo terzo lavoro, dal titolo Ode to thinking , frutto di una riuscita e veloce, quattro settimane soltanto, campagna di crowdfunding che ha visto quasi 800 fans credere e sostenere il progetto dell’artista, dimostrando ancora una volta quanto sia importante la relazione che un musicista, in un circuito al di fuori delle major, riesce a costruire con il suo pubblico giorno dopo giorno grazie al suo lavoro e le sue canzoni.
Ode to thinking è un album che trasuda folk e americana, miscelate con un caldo soul che, alla luce anche di altre buone uscite di questi tempi, sembra stia ritornando alla grande in diversi lavori di nuovi artisti.
Undici brani nuovi, eleganti , semplici, diretti con momenti acustici che si alternano ad altri elettrici, creano un album compatto e coeso, ricco di belle armonie vocali e di grandi melodie, valorizzate dalla bella, potente e calda voce, leggermente rauca, di Bobby Long, che ha sicuramente artisti come John Hiatt e Ryan Adams, ma anche Elliott Smith e il Ryan Bingham delle ballate acustiche, come preciso riferimento.
Nel disco lui suona le chitarre, sia elettriche che acustiche, mentre è fondamentale, per la riuscita del lavoro, il contributo di Mark Hallman (Carole King, Ani DiFranco), che è anche il produttore dell’album e che qui suona tutti gli altri strumenti, basso, batteria, piano, mandola, fisarmonica e un organo Hammond B3, che in alcuni brani è veramente maestoso, brillante e in grado di creare preziosi tappeti sonori e grandi atmosfere.
La title track inizale, Ode to thinking sembra inizialmente un classico brano folk con tanto di fingerpicking , ma quando sullo sfondo entra l’Hammond, si arriva ad un riuscito esempio di caldo brano folk-soul, ci sono poi delle splendide e dolci soul ballads come Cold hearted lover of mine e la lenta, intensa ed emozionante Something blue,something borrowed.
Ci sono momenti rock come in I’m not going out tonight, brano che sembra uscito da un disco di John Hiatt, virate blues in Kill someone, il brano più scuro del lavoro, mentre sono anche da segnalare le ottime Hideaway, una potenziale hit, con riusciti cori, e The song the kids sing, melanconico brano con belle armonie vocali e una grande fisarmonica in primo piano.
Un disco ricco di belle composizioni, Bobby Long ci sa proprio fare, e che rappresenta un ulteriore passo in avanti nella sua crescita musicale e che lascia ben sperare per un futuro denso di sorprese e soddisfazioni.
Da seguire.