Bear Of Bombay PsychoDreamElectroGaze
2024 - Shore Dive / Waddafuzz! / No Me Escucho/ I dischi della Minollo
#Bear Of Bombay#Elettronica#Elettropop #Synth Pop #New Wave #techno-pop #ebm
Non discostandosi molto dalla cifra stilistica del lavoro primordiale, l'autore mantiene un modello identitario basato sulla marzialità di pattern ritmici al servizio di una scrittura essenzialmente "pop", alternativamente in chiave moderna o più retrò. Sicché, tra l'apertura e i due brani successivi, è chiaro lo snodo di sonorità, dapprima calate nei sentieri stile Depeche ultimo decennio (Tears From Space), a divincolarsi nella nebbia di riverberi e negli intrecci synth/chitarra (là dove Martin Gore ne asciuga gli eccessi, Bear Of Bombay attanaglia invero il carico di echi smaccatamente space, supportato anche dalla sei corde di Mario Lo Faro dei Clustersun). Successivamente, sintetizzatori più vintage (discendenti diretti di celebri work/wavestation) rintracciano Gahan e soci vecchio stampo (Movin' On), anticipando colonie di pads e strings sintetici che serrano le fila (Phony Love).
Lieve sterzata all'inerzia, A New Wonder spinge il Nostro nei cavernosi anfratti di Daughn Gibson e John Grant, seppur settati e stemperati al riflesso di melodie accudite da Davide De Polo (The Mystic Morning), qui all'opera con synth e chitarra. Spiraglio di luce che si fa squarcio nel pop sintetico e arioso di Close Your Eyes (inaugurato da un synth fluttuante, quasi a specchio col gioiellino Outro timbrato Nu Genea).
Non finiscono qui le partecipazioni: da registrarsi infatti anche quelle di membri dei Rev Rev Rev, in particolare Laura Iacuzio alla voce e Sebastian Lugli alla chitarra nel brano In Dreams, in cui dissonanze antitetiche, da metà pezzo in avanti, soffondono rimbombi corali annodati. Il gioco si fa duro nell'accoppiata Wingless/The Castle, caratterizzata da eccentricità ebm (e germogli techno), abbozzata nel primo e inequivocabilmente travasata nel secondo (alla riscoperta dei sentieri già tracciati dal duo MOTOR in Man Made Machine).
Il lungo arrivederci di Be Your Blood fa calare il sipario su un falò di chitarristici feedback e ribattute in quartine di synth, caustico epilogo di un progetto in ascesa.